martedì 22 settembre 2020

Ichiché - Bozza Presentazione della Canzoni e testi . Evento : Ville aperte 2020 – Mulino del può Briosco 03/10/2020

 


Ecco quello che diremo e come presenteremo le canzoni in occasione dell'evento de 3 ottobre 2020 presso il Mulino del può a Briosco.

Presentazione

Noi siamo gli “Ichiché”.

Ichichè  è un nome inventato, una parola che non esiste.

“Ichiché” si potrebbe tradurre con l’espressione: “Quelli che …”.

Noi, Ichiché siamo quelli che circa 35/40 anni fa, come tanti altri giovani di quei tempi, scrivevano e cantavano canzoni, un po’ per gioco e un po’ per necessità.

Canzoni che raccontavano i sogni, le speranze, le delusioni, di quella gioventù. Poi impegnati dalle diverse vicende della vita, ci siamo persi un po’ di vista.

Da adulti non si sentiva più il bisogno, come da adolescenti, di suonare e cantare insieme.Di quelle canzoni restava, per ognuno di noi, solo un lontano personale e piacevole ricordo.

 Qualcuno però, aveva conservato, su un’audio cassetta la registrazione di un concerto, un altro invece, aveva custodito gelosamente nascosto in fondo ad un cassetto, i testi e gli accordi di molti di quei brani. Poi un altro ancora, venuto a conoscenza di questo tesoro, spolverò la sua chitarra e disse agli altri:” Perché non venite a casa mia che proviamo a risuonarle di nuovo?”.

Fu la fine dell’inizio o l’inizio della fine: a questo ancora non sappiamo rispondere.

Sappiamo solo che, un po’ come per il nostro nome, ci stiamo “inventando”, senza fretta, prova dopo prova, e lo stiamo facendo insieme, aiutandoci gli uni e gli altri: e questo, oggi, ci piace e ci fa stare bene.

E quindi, oggi, gli “Ichichè” sono quelli che, un po’ per il piacere di ritrovarsi, un po’ per nostalgia e divertimento, stanno riscoprendo il valore di quelle musiche e di quelle canzoni. All’età di circa 60 anni, con ingenua incompetenza musicale, semplicità e umiltà, le stanno cantando ancora una volta. Ma, la cosa ancora più sorprendente, per alcuni più preoccupante, è che ne stanno componendo anche di nuove, come se avessero ancora qualcosa da dire, da raccontare o più semplicemente sognare.

Forse, perché quando musica e parole vengono dal cuore, a prescindere dalla qualità artistica, non hanno tempo e non hanno età; suonandole e ascoltandole narrano sempre qualcosa di prezioso e di nuovo.

O forse perché, in ultimo, come disse un poeta: Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d'un sogno è raccolta la nostra breve esistenza.”

  

La prima canzone si intitolata “L’era l’alba” non è un nostro testo. E’ una delle ultime nostre creazioni. Noi l’abbiamo semplicemente musicato e in forma di ballata trasformato in canzone. E’ una bellissima ed emozionante poesia della Signora Brambilla di Vimercate scoperta per caso da uno di noi grazie al figlio Claudio che alcuni mesi fa la pubblicò in un gruppo social. Racconta l’alba del 2 di febbraio del 1945: il giorno in cui furono fucilati dai nazifascisti presso il campo di aviazione tedesco di Arcore 5 giovani partigiani vimercatesi.

Iginio, Aldo, Renato, Luigi, Pierino, Emilio. Il più anziano aveva 25 anni. Saranno poi conosciuti da tutti, in particolare in Brianza come i Martiri Vimercatesi; I Martiri della Libertà. E’ giusto partire da qui. Senza Libertà non esiste niente: non ci si può incontrare, non si può pensare, né parlare, né cantare, né ballare, né sognare.


1 - L’era l’alba.

Testo tratto da una poesia della Signora Brambilla mamma di Claudio.

 

L’era un dì cumè tanti alter,                                         DO

l’alba la tardava a spuntà,                                             FA6

al ciel l’era gris, quasi a presagì                                    LA-7

una trista realtà.                                                              FA6

 

I cavalant cuminciaven a pasà

E so l’asfalt i cavai

Batevan i sòcur cume a vurè

Al paes risveglià.

 

Oh alba! Triste mesagera,

mai cal dè lè pùdarem scurdà

eren cinc bagai gagliard e fort

e in sta cundanà a mort.

 

Eren cresù che in Briansa

Tera de lavuradur, gent

Càguadagnava al pan

 

Cun tantu sudur

Vureven la sua tera

dall’invasur liberà

e propri per quest, in stà cundanà

 

Oh alba! Triste mesagera,

mai cal dè lè pùdarem scurdà

eren cinc bagai gagliard e fort

e in sta cundanà a mort

 

L’era un’alba luntan del duu de Fabrar.

Alba, misteriusa

Te sùla al patibol ti e cumpagnà

So lur te veglià

 

L’era un’alba luntan del duu de Fabrar.

Alba, misteriusa

E cume una man

cun la tua breva

ta ghe dà l’ultima caresa.

 

Oh alba! Triste mesagera,

mai cal dè lè pùdarem scurdà

eren cinc bagai gagliard e fort

e in sta cundanà a mort

continua ....

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