Quest'uomo ha segnato profondamente la storia del 900.
Epica, mitica, fu l'impresa della rivoluzione Cubana del 1959.
Quando si ha a che fare con "il mito", la tendenza all'iperbole e la tentazione ad esagerare fatti e storie varie è umana, è comprensibile e giustificabile.
Anche oggi all'annuncio della morte di quest'uomo/mito, sono tante in rete la manifestazioni di cordoglio che esaltano la sua figura di comandante rivoluzionario.
Una delle sue più celebri frasi:"Condannatemi, non importa: la storia mi assolverà".
E va bene sia così, sia la storia ad esprimere il giudizio definitivo su Fidel Castro.
Però la storia, non potrà dimenticare che: negò libertà d'espressione; perseguitò gay, poeti e intellettuali dissidenti; incarcerò chi a suo insindacabile parere era contro la rivoluzione, cioè il bene di Cuba, in altri termini chi, più semplicemente, manifestava un pensiero diverso dal suo. Diminuì molti diritti civili.
Quando nel 63/64 Castro, forse anche per complicate cause di forza maggiore, strinse l'alleanza con l' URSS e il Patto di Varsavia deluse l'amico compagno Che Guevara.
Infatti, Che Guevara, considerava l'URSS, per il terzo mondo, una potenza imperialista come gli USA.
Guevara si allontanò anche per questo progressivamente da Castro e dal gruppo dirigente.
Poi morì assassinato durante la tragica avventura boliviana dell'ottobre del 1967.
E' vero, "Nessun vero rivoluzionario muore invano".
Ieri è morto Fidel Castro.
Oggi la storia, per ora, dice chiaramente che il Che è ancora vivo.
emmesse
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