Ultimi ritocchi prima di entrare in scena. Il Maestro Barone dirigerà a Sulbiate il 15/09 Concerto di fine estate |
Ciao Maestro Davide Barone, per
prima cosa grazie per aver accettato di
essere intervistato da controventoblog. Perdonami se uso un tu
confidenziale, ma ti ho visto a Sulbiate bambino e poi sei della stessa classe
di Alice, mia figlia, quindi mi sarebbe difficile fare altrimenti.
Allora iniziamo.
Sei nato a Sulbiate, ma sono
molti anni che non ti si vede in giro, quindi, credo sia utile una tua breve
sintetica presentazione, tipo: chi sei, da dove vieni e sogni e speranze.
Innanzi tutto, grazie a te per l’intervista. Diciamo che quando penso a
Sulbiate penso alla mia infanzia e agli anni delle elementari. La verità è che
non ho trascorso molto tempo a Sulbiate: le scuole medie le ho frequentate a
Bellusco e le superiori a Monza. In contemporanea all’istituto tecnico per
geometri studiavo presso il conservatorio di Bergamo, e nei ritagli di tempo
frequentavo l'oratorio di Sulbiate.
Dalle superiori in poi ho sempre passato più tempo a Monza per svariati
motivi: sia per comodità, sia per ragioni di vicinanza alla mia famiglia, ma
anche per coltivare meglio i miei interessi musicali.
In seguito al diploma di maturità, ho incominciato a viaggiare per
allargare i miei orizzonti musicali, in particolare ho studiato o frequentato
corsi in Svizzera, Austria, Inghilterra, Germania e alcune città italiane come
Bologna e Vicenza. Questo è il principale motivo per cui a Sulbiate non mi si
vedeva più. Il mio unico vero sogno è ed è sempre stato diventare un direttore
d'orchestra di prestigio.
È buffo, ma penso che tutto sia nato quando, all’epoca della scuola
elementare, ho assistito all’opera “Pierino e il Lupo” in cui un clarinetto
rappresentava un gatto. I gatti sono animali che io adoro perché penso che
siano in grado di capirti in ogni situazione, di saperti stare accanto e
soprattutto di farti stare meglio. Penso di aver trasferito l’amore per questo
animale allo strumento del clarinetto e così è nato il mio rapporto con la
musica. Alle elementari, infatti, ho intrapreso lo studio del clarinetto e
grazie al mio primo Maestro ho scoperto di essere nato per la musica.
Il sogno di tutti credo sia
quello di fare della propria passione la professione di vita il lavoro. Ad
esempio, io mi immaginavo onesto campione di calcio, ma la mancanza di talento
e la vita hanno deciso diversamente. Tu pensi di esserci riuscito?
Io penso che il successo si acquisisca con il duro lavoro, che in
questo caso è costituito da un costante esercizio, ma il duro lavoro da solo
non basta: devi avere talento. Io coltivo ogni giorno il mio talento e cerco
costantemente di migliorare le mie prestazioni. Per il momento dedicarsi solo
ed esclusivamente alla musica sta portando i suoi frutti e quello che da
bambino sembra un sogno, si sta poco alla volta realizzando. Oggi ho 24 anni e
vengo chiamato e pagato per fare quello che mi riesce meglio, dirigere
un’orchestra. Non voglio dire di esserci riuscito, ma sono sulla strada per il
successo e ogni giorno cerco di spingere i miei obiettivi sempre più in alto.
Che cosa ti ricordi della tua
infanzia vissuta a Sulbiate? Sei ancora in contatto con vecchi amici o con
qualcuno in particolare? Quanto la trovi cambiata da allora?
Quello che mi ricordo della mia infanzia a Sulbiate sono alcuni piccoli
particolari. Ricordo la quercia all'angolo del campo di calcio dell'oratorio
che vedevo sempre dalla finestra della mia camera. Ricordo i campi di
granoturco davanti e dietro casa. Oggi Sulbiate è cambiata molto, la quercia
non c’è più, al posto dei campi di granoturco ci sono una scuola media e
diversi palazzi. Purtroppo a Sulbiate non ho più contatti perché vivendo
all'estero non torno più molto spesso in Italia e anche quando vivevo in Italia
ero sempre impegnato a suonare o studiare.
Ormai vivi più all’estero che in
Italia, esattamente in Austria. Che cosa pensano gli austriaci degli italiani?
Tu come ti trovi? Che cosa ti manca di più dell’Italia?
Gli austriaci pensano che l’Italia sia la patria del buon cibo e della
cultura europea. Tutti vorrebbero trascorrere le loro vacanze in Italia, almeno
una volta nella vita. Per il resto, purtroppo, gli austriaci non hanno una
grande stima nei confronti degli Italiani…
Io personalmente in Austria mi trovo benissimo e mi accorgo che ormai
la mia mentalità è più vicina alla loro che a quella degli Italiani. Ormai mi
sento completamente accettato dagli Austriaci e cerco anche di assomigliargli, pensa che ho anche i
Lederhosen (il vestito tipico austriaco da uomo). Anche quando mi confronto con
Italiani che vengono in Austria per studiare, mi accorgo di essere l'Italiano
più austriaco che esista. Infine, personalmente devo dire che adoro anche le
ragazze austriache e soddisfano tutti i miei standard: la cannella nei
biscotti, nel the e il gluewein, la vaniglia, l’amore per i gatti e il dirndl,
il vestito tipico austriaco per le donne.
Devo ammettere che la cucina italiana mi manca, per quanto io me la
cavi egregiamente ai fornelli, i piatti non hanno lo stesso gusto qui. Ah
dimenticavo, il caffè, il vero caffè italiano, qui è davvero difficile da
trovare.
E’ vero che all’estero i giovani
trovano maggiori possibilità di lavoro, occasioni per realizzarsi, e anche
migliori soddisfazioni economiche?
Beh, devo ammettere che è vero.
Qui, quasi ogni ragazzo che frequenta l’università, lavora per mantenersi e non
pesare sulle spalle dei genitori. Incominciando a lavorare sin
dall’adolescenza, i giovani sviluppano un’etica del lavoro che i ragazzi in
Italia sviluppano solo dopo l’università. In generale, qui i giovani sono
valorizzati e le opportunità non vengono negate a nessuno, basta dimostrare
impegno e voglia di fare e all’inizio, non avere pretese troppo elevate.
Hai già in programma qualcosa per
il futuro? Quali saranno i tuoi prossimi impegni artistici/professionali?
Per ora l'unico evento in programma è a Ottobre: sarò assistente direttore
al Mozarteum di Salisburgo.
Ascolti solo musica classica o anche
qualcosa di più “leggero”? Se sì, puoi dirci quali sono le tue preferenze?
Beh questa è una bella domande. Diciamo che ascoltare sempre musica
classica è come portarsi dietro il lavoro 24h/24h, quindi, certo, ascolto altra
musica, musica più leggera. Solitamente un direttore d'orchestra ascolta grandi
cantautori o un rock leggero, invece io adoro stranamente la musica Dance anni
'90 e quando mi dicono che sono il direttore d'orchestra più tamarro che esista,
lo prendo come un complimento.
A questo punto presentaci in
breve l’orchestra che dirigerai e il programma della serata del 15 settembre
che ti vedrà protagonista a Sulbiate.
Il programma che ho scelto per il concerto del 15 settembre è il
seguente:
all’inizion, il preludio dell'atto primo della Traviata, brano che ho
scelto in onore di Giuseppe Verdi e quindi direttamente per l'Italia.
Dopo di che verranno eseguiti brani di autori austriaci, tra cui:
Sinfonia n. 37 di Mozart, poco conosciuta dato che Mozart ha composto
l’introduzione, mentre Michael Haydn, il fratelo di J. F. Haydn, tutto il
resto.
Sinfonia 45, detta degli adii di F. J. Haydn, momento del concerto in
cui ci sarà una sorpresa
Sinfonia 5 di F. Schubert, un capolavoro giovanile del compositore.
Al termine di un’esecuzione qual
è la cosa che ti consente di dire a te stesso: sono soddisfatto, abbiamo
suonato bene?
Un direttore d'orchestra rarissimamente è soddisfatto di un concerto.
Noi, di indole, siamo molto egoisti e abbiamo manie di protagonismo, dobbiamo
avere sempre l'approvazione del pubblico e non solo.
Quanto è importante per voi
musicisti al termine di un concerto l’approvazione finale del pubblico? Da cosa
la riconosci? Dall’intensità degli applausi o da qualcos’altro?
L’approvazione del pubblico non si capisce tanto dall'intensità, quanto
dalla durata dell'applauso e da quante volte il pubblico “chiama” il direttore
sul palco al termine del concerto. Se il direttore esce tre o quattro volte, si
può dire che il concerto è stato eccellente ed è stato approvato dal pubblico,
2 volte medio e così via.
Da quanto ti occupi anche dell’organizzazione dei concerti? Riesci a
seguire tutto tu o qualche persona di riferimento pronta ad aiutarti?
Non ricordo esattamente qual è stato il primo concerto che ho
organizzato, ma avrò avuto all’incirca 18 anni. All’inizio organizzavo tutto da
solo perché volevo che le cose fossero fatte in un determinato modo. Tuttavia,
organizzare un concerto da solo non è facile e soprattutto durante le prove
generali riuscire a gestire tutto e tutti è un impresa! Perciò ultimamente mi
servo di alcune assistenti come Caterina o Denise per le questioni di contorno,
così da potermi concentrare su quello che davvero conta: dirigere l’orchestra.
Inoltre, penso che una presenza femminile accanto al direttore dia quel tocco
in più al concerto.
Come hai detto prima, voi direttori siete molto egoisti e avete manie di
protagonismo, questo vi porta a essere anche abbastanza solitari, tu rispetti
la norma o ti definiresti una persona alla mano e socievole?
Alla mano e socievole, non proprio, o per lo meno, non con tutti.
Diciamo che è difficile trovare qualcuno che ti capisca davvero e che sia sulla
tua stessa lunghezza d’onda, ma l’Austria mi sta facendo cambiare idea.
Hai qualche aneddoto divertente da raccontare sulla tua carriera da
direttore?
Beh, ce ne sono diversi, chiunque mi conosca sa che faccio sempre figure
alla “Barone”. Un aneddoto che mi salta alla mente riguarda proprio l’Austria:
dopo un concerto stavo girando per il conservatorio per pagare gli artisti con
cui avevo collaborato. Quel giorno avevo messo i soldi nella tasca della giacca
con cui ero uscito la sera prima a fare baldoria, arrivato all’ultima artista
da pagare, una ragazza molto carina che incontro nella sala d’ingresso del
conservatorio, prendo i soldi dalla tasca e non mi accorgo che in mezzo ai
soldi c’era anche qualcos’altro. La ragazza si ritrova tra le mani le banconote
e un preservativo e d’impulso mi tira uno schiaffo sulla guancia davanti a
tutti i passanti e scappa via. Non era assolutamente mia intenzione offenderla
o farle una proposta a sfondo sessuale e soprattutto il preservativo non era
nemmeno mio, ma un mio amico me lo aveva infilato nella tasca a mia insaputa la
sera precedente. Per due giorni ho avuto la guancia viola e per giorni ho riso
con i miei amici raccontando la storia assurda che mi era capitata.
Beh, che dire... cose che possono capitare quando si è troppo impegnati e si ha poco tempo di stare con le mani in mano, cioè con le mani in tasca!
Bene, per terminare l'intervista, dato l'argomento, chiudo con un augurio in metafora musicale: che questa tua prima esibizione da direttore d'orchestra nel paese che ti ha visto bambino non sia solo una "toccata" a cui seguirà una interminabile "fuga".
Noi, qui a Sulbiate, confidiamo un giorno di rivederti e di poterti riascoltare ancora.
Non ci resta che ringraziare e augurarti un futuro ricco di tanti successi e di tanta autentica buona fortuna per la tua vita e la tua carriera.
emmesse
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