«Alla notizia della caduta del fascismo, il 25 luglio 1943, una gioia spontanea si diffuse in tutto il paese. A Campegine, in provincia di Reggio Emilia, i sette fratelli Cervi con il padre Alcide, la madre Genoveffa ed altre famiglie offrirono a tutti la pastasciutta condita con burro e formaggio per festeggiare - come disse papà Cervi - “il più bel funerale del fascismo”». Non c’era solo la fame, c’era anche la voglia di uscire dall’incubo della dittatura e della guerra, il desiderio di ‘riprendersi la piazza’. Qualche mese dopo Mussolini sarebbe stato a capo della Repubblica di Salò e qualche mese dopo ancora i sette fratelli Cervi sarebbero morti, uccisi dai fucili dei fascisti repubblichini. Quella sera, però, ogni cosa brutta era lontana, c’era solo il tempo di stare insieme, senza paura.
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