venerdì 24 aprile 2020

cadrò, sognando di volare - Fabio Genovesi - Recensione.


Ho letto per caso l'ultimo libro di Fabio Genovesi.
L'ho letto perché Alice, mia figlia doveva già ordinare alla libreria il Gabbiamo di Vimercate un'altro romanzo. Come saprete la libreria a Vimercate è ancora chiusa per l'emergenza sanitaria, ma i libri si possono ordinare on line e ritirare presso l' edicola antistante, ed io a Vimercate almeno una volta alla settimana ci devo passare perché proprio lì in zona risiedono i nostri anziani genitori.

Alice mi ha chiesto se avessi delle preferenze. Ho lasciato fare a lei perché non avevo alcuna idea.
E' stata brava. Conoscendomi, credo abbia scelto il miglior libro  possibile che io potessi leggere in questo periodo di reclusione forzata a casa.

La scrittura non mi ha entusiasmato, niente di particolare, di ricercato. Anche la trama se si escludono un paio di colpi di scena finali è abbastanza prevedibile. Il ritmo è quello che va di moda oggi: rapido, essenziale. Lo stile non è particolarmente originale;  è lo stesso stile di molti altri autori contemporanei. Ma per questo, la colpa forse non è di Genovesi ma del mercato, cioè di quello che piace ai lettori e quindi alle case editrici.

Detto questo questo però, "cadrò, sognando di volare" è un romanzo che a chi è nato negli anni '60 e '70, non può non interessare e forse anche piacere. Vi si trovano pagine emozionanti e pagine
divertenti. Credo sia la storia autobiografica dello stesso Genovesi, cioè di alcuni particolari anni della sua vita: gli anni dell'università e del servizio civile che scorrono in parallelo all'epica vicenda di Marco Pantani, uno dei più grandi ciclisti di tutti i tempi, paragonabile certamente agli eroici Bartali e Coppi.
Marco Pantani, l'ultimo nostro eroe tragico che ha rapito e rianimato il cuore sportivo e non solo di molti di noi.
Oltre a Pantani ricorre spesso tra i capitoli  la presenza onirica e musicale di Jim Morrison e dei Doors: altra passione che condivido con Genovesi, anche per me particolarmente accesa in gioventù.

E quindi credo che Alice abbia scelto per me questo Romanzo sapendo che avrei letto di Pantani e di Morrison. Ha fatto bene perché ho trascorso delle piacevoli ore in compagnia di due vecchi carissimi amici, anche per me in quel periodo riferimento e fonte di  ispirazione.5

Alla fine il giudizio è certamente più che positivo.
Ripeto per chi ha tra i 40 e i 50 anni è un peccato non leggerlo.

Le frasi più belle dell'opera per me sono state le seguenti:

"... i corridori, quando sentono il dolore smettono di andare, i campioni lo sentono ma continuano lo stesso. E poi c'è Marco che su dolore ci pedala, lui ne ha bisogno per volare"

"Esiste un modo semplice per capire se ti piace la tua vita, un test rapido  e chiaro che ti dà la misura di quanto sei felice di quel che fai: basta che aspetti la domenica sera e guardi come ti senti."


E allora, grazie Alice, grazie sig. Genovesi e anche grazie al Gabbiano e anche all'edicola di via Pinamonte di Vimercate

Olè.







Nessun commento:

Posta un commento