mercoledì 10 agosto 2016

Italiani: lo spirito olimpico, non va in fiere.

Competizione e orgoglio italiano.

Questo racconto di vita è stato rubato da un amico di FB Marco Biffi (il filosofo).
E' bello: merita di essere letto. 
emmesse


Palestra del campeggio. Ci sono solo un tapis roulant e una cyclette, uno di fianco all'altra.
Salgo sul tapis e metto 10% di pendenza e 5,5 di velocità. È una camminata veloce su una discreta salita. L'intenzione è quella di fare una mezz'oretta e via. Una cosa veloce.
Passa un minuto e sulla cyclette, di fianco, sale un giapponese (cinese? No, secondo me giapponese), più o meno la mia età, forse qualcosa in più. Mette livello 10, e comincia a pedalare soffrendo. 
Ora, quelli non avvezzi alle cyclette non sanno che a livello 10 i pedali sono belli duri, ma duri duri, si fa una fatica bestiale. 


Guardo il giappo ammirato pensando che non durerà molto. 


Passa un quarto d'ora. Il giappo è ancora lì, la faccia è sofferente, molto, suda tantissimo, pure io ci sto dando dentro ma lui di più.
Improvvisamente mi scoppia l'agonismo: metto 12% di pendenza e 6 di velocità. Una corsetta su un salitone. E lo guardo. 


Il giappo, però, non molla. Arriviamo a 25 minuti. Mi suona il telefono,Selene Galazzi, no, non posso rispondere, il clima é olimpico, non posso avere distrazioni. Arriviamo a 30 e schiantiamolo. 


Ma a 30 lui non si ferma. Suda copiosamente, la faccia è una maschera di dolore, ma non si ferma, con quei pedali durissimi lui continua a pedalare.
E allora anche io.


12,5 % e vai, non mollo bastardo, sono qui.
I minuti passano, lui sembra poter mollare da un momento all'altro, io resisto, stiamo per arrivare a 45 minuti, eccoli, si ferma non può andare avanti così, sotto di lui una vera e propria pozza di sudore. 


45 minuti. Non si ferma. Minchia arriva a un'ora.
E allora non mi fermo neanche io sai, cazzo ti credi? Abbiamo combattuto sul Carso, noi, testa alta. Le gambe non mi reggono più, ma vado avanti e lui anche, non muore, soffre ma non muore.


55 minuti, risuona il telefono, la moglie.
Stavolta rispondo, lo faccio come gesto di superiorità, deve capire che sono fresco come una rosa, che gli toccherà mollare. Rispondo e vorrei dire "Sto facendo una cosa ti chiamo dopo". Mi esce un "St...hhhh...un cashhhh....ti hhianm dop". Sono distrutto non ho più fiato. 


59:59...1.00.
Si ferma. 


E io continuo, lo voglio umiliare. Lui scende, distrutto e io continuo 2/3 minuti. Ho vinto Cristo, gliel'ho fatta vedere. Viva l'Italia!


Lui pulisce la bici, io scendo e pulisco il tapis. Andiamo dal frigo, gli faccio un gesto con una bottiglia d'acqua in mano. Lui mi dice "Thank you" e io gliela lancio.
Lo sport è anche questo, il vincitore e il perdente che bevono insieme in silenzio.
Lui mi guarda e mi sorride. Good bye. Se ne va.


Ho vinto, resta solo un piccolo, piccolissimo dubbio, di poco conto.


Non mi aveva mai guardato prima, io gli contavo i secondi, lo tenevo sotto. 


Lui non mi ha mai considerato.
Non ha mai saputo di essere in gara.



Pubblicato FB il 09/08/2016

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