venerdì 13 gennaio 2017

Zia Leti e la partita - Di Don Marco (Ketz)

Della serie: "L'insostenibile leggerezza delle parole (Parabole) di Don Marco, al secolo Ketz."

La nebbiolina grigia sembrava gettare   il suo colore su tutto ciò che si intravvedeva dalla finestra della sala dove un gruppetto di ragazzi si era radunato per il consueto incontro del sabato pomeriggio. Chiaramente l’attenzione di ciascuno di loro era molto diversificata. Seduta con loro c’era Zia Leti che stava leggendo a voce alta un brano di San Paolo: - “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo diventando simile agli uomini.” -  
Subito intervenne Chiara: - Io non ho capito, cosa vuol dire che si svuotò?-
Significa che non volle essere pieno dei suoi privilegi, ma si abbassò fino a noi diventando uno di noi. Si è fatto uomo, appunto.
- Mah! Secondo me è inconcepibile, da Dio poteva fare tutto, forte e potente, e invece diventando debole non ha potuto fare più niente. Non capisco perché.- Disse Mario.
In effetti è poco logico. – Intervenne Edoardo - Io sono bravissimo a giocare a calcio, sono il più forte della mia squadra e non rinuncerei mai a una partita. Infatti domani giochiamo e dobbiamo vincere. Ci vieni a vedere Zia Leti? giochiamo in casa.-
- Certo perché no? – rispose Zia Leti- Ma torniamo al brano; perché Gesù si è comportato così? – a quel punto tutti cercarono di dire la loro, ma una voce un po’ più squillante delle altre si fece sentire: - Perché ci ama. – tutti si girarono verso Serena e lei ribadì – non può che essere per questo: perché ci ama. –
 - Brava Serena – rispose Zia Leti – Per amore si è fatto uomo, per amore è arrivato fino in fondo perché nessuno si sentisse escluso dal suo amore. Per amore ha rinunciato ai suoi privilegi e ha assunto tutta la debolezza della nostra umanità.-
 - Ammirevole, io comunque non lo farei.- ribadì Edoardo.
 - Qualcosa non va, Alex? – domandò Zia Leti, rivolta ad un ragazzo che era rimasto silenzioso per tutto il tempo.
 - E’ preoccupato per la partita di domani- risposero gli altri per lui – non gioca mai, sta sempre in panchina, d’altra parte non potrebbe mai competere con Edo -.
- Già! Io sono il più forte. – Ma nel pronunciare quelle parole Edo sembrava avesse qualcosa di diverso.
Si diedero appuntamento per il giorno dopo alla partita. 

Nel pomeriggio della domenica il cielo si presentava sempre grigio, ma almeno non pioveva. Le due squadre fecero il loro ingresso in campo. La partita sembrava abbastanza equilibrata, i ragazzi di entrambe le squadre ce la mettevano tutta, ai bordi del campo le diverse tifoserie esprimevano tutta la foga di cui erano capaci, qualche genitore urlava più degli altri. Un signore si avvicinò a zia Leti e le disse - Buongiorno sono il papà di Edoardo, vengo sempre a vederlo giocare, è davvero il più forte. Ma oggi c’è qualcosa che non va, sta sbagliando molto  e non gli era mai successo. Ieri sera mi ha parlato dell’incontro che avete fatto; è rimasto molto colpito. - 
Era ormai iniziato il secondo tempo e il punteggio era fermo sullo zero a zero. A quel punto Edo zoppicando  vistosamente  chiese al mister di essere sostituito. Al suo posto entrò in campo Alex, tra il contento e il preoccupato. 

A questo punto sarebbe bello poter dire che Alex segnò due reti facendo vincere la loro squadra, ma non andò così. La partita finì zero a zero e Alex uscì dal campo sapendo di non essere stato particolarmente brillante, però il suo volto era raggiante: finalmente aveva potuto giocare la sua partita. 

Edo nel frattempo si diresse verso suo padre e Zia Leti. Il padre gli domandò. – Non zoppichi più, sei già guarito? – Edo inclinò la bocca in un timido sorriso e il padre lo abbracciò e gli disse: - adesso sì che sei diventato “ più forte “-. E insieme si avviarono verso casa. 

Zia Leti guardò con partecipazione quella scena e non fece nulla per nascondere la sua commozione. 

Don Marco Carzaniga

Nessun commento:

Posta un commento