Ecco quello che diremo e come presenteremo le canzoni in occasione dell'evento de 3 ottobre 2020 presso il Mulino del può a Briosco.
Presentazione
Noi siamo gli
“Ichiché”.
Ichichè è un nome inventato, una parola che non
esiste.
“Ichiché” si potrebbe
tradurre con l’espressione: “Quelli che …”.
Noi, Ichiché siamo
quelli che circa 35/40 anni fa, come tanti altri giovani di quei tempi, scrivevano
e cantavano canzoni, un po’ per gioco e un po’ per necessità.
Canzoni che raccontavano i sogni, le speranze, le delusioni, di quella gioventù. Poi impegnati dalle diverse vicende della vita, ci siamo persi un po’ di vista.
Da adulti non si sentiva più il bisogno, come da adolescenti, di suonare e cantare insieme.Di quelle canzoni restava, per ognuno di noi, solo un lontano personale e piacevole ricordo.
Fu la fine dell’inizio
o l’inizio della fine: a questo ancora non sappiamo rispondere.
Sappiamo solo che, un po’ come per il nostro nome, ci stiamo “inventando”, senza fretta, prova dopo prova, e lo stiamo facendo insieme, aiutandoci gli uni e gli altri: e questo, oggi, ci piace e ci fa stare bene.
E quindi, oggi, gli “Ichichè” sono quelli che, un po’ per il piacere di ritrovarsi, un po’ per nostalgia e divertimento, stanno riscoprendo il valore di quelle musiche e di quelle canzoni. All’età di circa 60 anni, con ingenua incompetenza musicale, semplicità e umiltà, le stanno cantando ancora una volta. Ma, la cosa ancora più sorprendente, per alcuni più preoccupante, è che ne stanno componendo anche di nuove, come se avessero ancora qualcosa da dire, da raccontare o più semplicemente sognare.
Forse, perché quando
musica e parole vengono dal cuore, a prescindere dalla qualità artistica, non
hanno tempo e non hanno età; suonandole e ascoltandole narrano sempre qualcosa
di prezioso e di nuovo.
O forse perché, in
ultimo, come disse un poeta: “Siamo
fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d'un sogno è raccolta la
nostra breve esistenza.”
La prima canzone si
intitolata “L’era l’alba” non è un
nostro testo. E’ una delle ultime nostre creazioni. Noi l’abbiamo semplicemente
musicato e in forma di ballata trasformato in canzone. E’ una bellissima ed
emozionante poesia della Signora Brambilla di Vimercate scoperta per caso da uno
di noi grazie al figlio Claudio che alcuni mesi fa la pubblicò in un gruppo
social. Racconta l’alba del 2 di febbraio del 1945: il giorno in cui furono
fucilati dai nazifascisti presso il campo di aviazione tedesco di Arcore 5
giovani partigiani vimercatesi.
Iginio, Aldo, Renato,
Luigi, Pierino, Emilio. Il più anziano aveva 25 anni. Saranno poi conosciuti da
tutti, in particolare in Brianza come i Martiri Vimercatesi; I Martiri della
Libertà. E’ giusto partire da qui. Senza Libertà non esiste niente: non ci si
può incontrare, non si può pensare, né parlare, né cantare, né ballare, né sognare.
1 - L’era l’alba.
Testo tratto da una poesia della Signora Brambilla
mamma di Claudio.
L’era un dì cumè tanti alter, DO
l’alba la tardava a spuntà,
FA6
al ciel l’era gris, quasi a presagì LA-7
una trista realtà.
FA6
I cavalant cuminciaven a pasà
E so l’asfalt i cavai
Batevan i sòcur cume a vurè
Al paes risveglià.
Oh alba! Triste
mesagera,
mai cal dè lè pùdarem
scurdà
eren cinc bagai
gagliard e fort
e in sta cundanà a
mort.
Eren cresù che in Briansa
Tera de lavuradur, gent
Càguadagnava al pan
Cun tantu sudur
Vureven la sua tera
dall’invasur liberà
e propri per quest, in stà cundanà
Oh alba! Triste
mesagera,
mai cal dè lè pùdarem
scurdà
eren cinc bagai
gagliard e fort
e in sta cundanà a
mort
L’era un’alba luntan del duu de Fabrar.
Alba, misteriusa
Te sùla al patibol ti e cumpagnà
So lur te veglià
L’era un’alba luntan del duu de Fabrar.
Alba, misteriusa
E cume una man
cun la tua breva
ta ghe dà l’ultima caresa.
Oh alba! Triste
mesagera,
mai cal dè lè pùdarem
scurdà
eren cinc bagai
gagliard e fort
e in sta cundanà a
mort
continua ....
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