In molti accusano quanti chiedono un confronto su Pedemontana di essere semplicemente affetti dalla ormai nota sindrome Nimby, acronimo di una locuzione inglese traducibile con “non nel mio giardino”.
Ed è in parte vero ed assolutamente giustificabile perché il “giardino” che ancora esiste è il lascito di generazioni che hanno cercato di costruire uno sviluppo il più possibile armonico, lasciando tra i comunque numerosi insediamenti e infrastrutture spazi in stato di naturalità o comunque riservati all’agricoltura. Ambiti da valorizzare e da tenere in elevata considerazione nella provincia più urbanizzata d’Italia.
In realtà i dubbi sulla necessità dell’opera riguardano certo le conseguenze sui territori attraversati e le preoccupazioni dei cittadini più o meno coinvolti ma attengono soprattutto alla necessità di confrontarsi su un metodo di programmazione, sull’incapacità della Politica di evitare di essere autoreferenziale.
Alla domanda sul perché fare Pedemontana la risposta che sentiamo è “perché serve e perché è stata decisa”.
Partendo da queste affermazioni, ricostruendo la storia, bisogna verificare se la necessità è ancora attuale e se la Politica è in grado di rispondere alle mutate esigenze, alle prospettive e non si richiuda per non contraddirsi, considerando il dubbio come elemento di debolezza.
E’ la premessa, è affrontare la complessità. O forse è solo buon senso.
Un dato prima su tutti: Pedemontana Lombarda prende avvio nel 2009. L’idea di uno sviluppo basato sulla mobilità su gomma è precedente di qualche decennio. Da allora ne è stata realizzata una parte marginale. Come mai, nell’efficientissima Lombardia, con una guida politica che l’ha sempre sostenuta, con l’appoggio delle realtà produttive e finanziarie, con una legge che autorizza percorsi facilitati questa opera è ancora al palo? Per colpa delle amministrazioni locali che non hanno alcun potere rispetto alla sua realizzazione? Per colpa di un Governo centrale che in realtà ha concesso finanziamenti, defiscalizzazioni, proroghe e fatto tutto quanto possibile per agevolarne la costruzione? In definitiva, per colpa di qualcuno o qualcosa che non la ha decisa?
Basterebbe questo dubbio a far interrogare chiunque. Ma evidentemente non basta e quindi continuiamo noi ad interrogarci e a cercare di comprendere.
P.s. la fotografia qui riprende, in parte, il "giardino". Ne avrei preferita una con il #furmenton ma non ne ho a disposizione.
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