"Io e te" di Jannacci è la canzone della scoperta del disinganno. Cosa che prima o poi accade a tutti, perché così è la vita. E' la poesia in musica che canta la disillusione (la stessa di oggi come quella di ieri) confezionata in una melodia dolce e sofisticata da autore pienamente maturo.
Siamo nel 1979, anche l' Italia è un paese disilluso e Milano non è più quella di vent'anni fa. Qui Jannacci è come se arrivato a questo punto si ferma a riflettere e con amarezza, ma senza disperazione e in pochi efficaci versi traccia il bilancio della sua vita, perché oltre l' "avvenire buco nero in fondo al tram", la tristezza è sempre lì a pochi passi da noi, ma non piange, lei ride, e ci consola, e ci accarezza come a partecipe delle nostre difficoltà, come a farci coraggio e ad invitarci a non arrenderci e continuare a vivere e andare avanti.
Qui Jannacci non è più il geniale lo strampalato, originale giovane talentoso giullare, ma è uomo pienamente e veramente calato nel suo tempo.
E anche in questi panni scrive capolavori.
emmesse, 11 ott 2023
Io e te, io e te che ridevamoIo e te che sapevamoTutto il mondo era un bidone da far rotolare, sìSì perché, la bellezza dei vent'anni è poter non dare rettaA chi pretende di spiegarti l'avvenire e poi il lavoro e poi l'amore
Sì, ma qui che l'amore si fa in tre, che lavoro non ce n'èL'avvenire è un buco nero in fondo al tramSì, ma allora, ma che gioventù che è, ma che primavera èE la tristezza è lì a due passi e ti accarezza e ride, leiSì, lei
Sì, ma qui che l'amore si fa in tre, che lavoro non ce n'èL'avvenire è un buco nero in fondo al tramSì, ma allora, ma che gioventù che è, ma che primavera èE la tristezza è lì a due passi, ti accarezza e ride, leiLei, sì lei
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