lunedì 15 giugno 2020

Giù la mani da Don Paolo!

#iostocondonpaolo

Conosco Don Paolo Cesarini, e don Paolo,  da buono, mite e umile parroco cattolico, io credo  non sappia cosa significhi dire bugie e abbia già dimostrato non a parole, ma, con l’esempio della sua vita, quanto sia importante per chi si dice alla sequela di Cristo il significato e il valore dell’accoglienza, il non giudicare e non dire mai male del prossimo. 

Io, che invece sono un pessimo cattolico che non ha il dono della pazienza, spesso divento cattivo e quando mi sento provocato non so tacere, ignorare e stare in silenzio, e pur dovendo dir male di altri, giudico e dico quello che penso. 

Un giornale locale recentemente ha scelto di pubblicare in prima pagina una colossale bugia!
Forse, pur di vendere una manciata di copie in più, ha preferito il clamore e l’enfasi di una falsa notizia, piuttosto che qualcosa di serio  e utile in particolare per questo impegnativo e difficile periodo che tutti insieme stiamo vivendo.

Lo so che scrivendo così sto facendo il gioco del settimanale in questione, perché di fatto, pur non nominandolo, gli sto concedendo pubblicità a gratis, ma è giustificabile e comprensibile, perché, in quando cattolico il fare del bene dove è possibile dovrebbe essere per tutti i fedeli di Cristo cosa naturale. 
Quindi anche la coscienza è a posto. 


E quindi ecco la bugia :  il Giornale ha interpretato e strumentalizzato nei titoli, a suo modo, e per sua convenienza, quanto scritto dal nostro Don Paolo Cesarini ad Avvenire a  commento di un  titolo di un articolo del quotidiano che trattava della presentazione di un libro riguardante La Chiesa e gli omosessuali. 

Sto esagerando? Credo proprio di no. Ecco i fatti. 

Il titolo di Avvenire:” Gli omosessuali? La diversità e ricchezza.”. 
Il titolo del giornale locale in prima pagina: “Anatema del don contro i gay”, quello nella pagina interna:” I gay vanno contro la legge di Dio”.

Non c’è nessun anatema contro gli omosessuali e Don Paolo Cesarini così scrive chiaramente ad Avvenire che “Queste persone sono fratelli e sorelle e non vanno emarginate, ma dove è possibile, vanno anche esortati a non cedere questi comportamenti che vanno contro la legge di Dio. Chiamiamo i fatti e i comportamenti con il loro nome per evitare che questo modo di vivere sia banalizzato e sia accettato tranquillamente”.

Dove sta il problema, dove è lo scandalo? 
Odio l’omofobia. Su questo argomento ho già preso più volte pubbliche posizioni.

Però, a me pare che qui Don Paolo abbia semplicemente e umilmente ricordato al più importante giornale cattolico nazionale di fare molta attenzione quando si trattano certi argomenti per evitare il rischio della banalizzazione. 
Banalizzazione che invece è stata praticata a piene mani e nei suoi confronti dal “Giornalino” locale. 

Ma, il banalizzare, l’essere superficiali, provocatori, al limite della diffusione di “fake news” non dovrebbe essere la caratteristica propria di dissennati e imprudenti blogger e non invece di autorevoli, prudenti ed equilibrati giornali locali?

Ho amici che hanno attrazione verso lo stesso sesso. 
Vivono con difficoltà l’appartenenza alla chiesa. 
Io, noi non siamo nessuno per giudicare. 
E anche per la chiesa questa inclinazione non costituisce una colpa. Quello che conta è la Castità. 
E la Castità non si deve banalizzare. 
Riguarda tutte le persone, con tutte le inclinazioni sessuali possibili e immaginabili.
Anche le coppie eterosessuali non sono escluse. 
Anzi, forse sono le prime ad avere su questo importante valore cattolico gravi difficoltà. 

Comprendo che in questo presunto periodo post covid, dopo l’overdose di iper-informazione sulla pandemia,  i giornali siano alla ricerca di titoli nuovi  e argomenti anche più  leggeri, ma esporre alla ribalta il nostro buono e mite Don Paolo, esponendo almeno nei titoli e nelle locandine delle clamorose bugie, è cosa che anche il più piccolo giornale locale non dovrebbe fare. 

Lasciate vivere serenamente il nostro Don Paolo.

Lasciate il lavoro sporco dei blogger ai blogger; Il lavoro pulito, e di una informazione utile e seria ai giornali locali. 
Perché?
Perché l’informazione, anche quella locale, in particolare quella locale, oggi più che mai ha bisogno di pulizia e forse anche di un po’ di castità.



emmesse
Sulbiate, 15 giugno 2020

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