domenica 3 gennaio 2016
Il più grande. Anniversario morte di Pino Daniele.Canzoni di notte n, 4
della serie: Canzoni di notte. Nr. 4
Questa notte non ho bisogno di scegliere la canzone o di inventare bugie da raccontare, per celebrare, uno dei più grandi musicisti italiani del recente passato.
La canzone si intitola “A testa in giù”, il più grande è lui, Pino, Pino Daniele.
Ricorre un anno esatto dalla sua morte. Forse perché sono un po’ “terrone” anch’io, ma negli anni 80 quel giovane capellone meridionale, dalla voce un po’ nasale, che trattava , usava la chitarra, come io sapevo usare la forchetta per mangiare gli spaghetti, mi fu subito simpatico. Io allora, con la chitarra annaspavo dolorosamente e disperatamente tra imprecisi barrè, e congenita incapacità di mantenere durante un pezzo un tempo preciso e costante.
Il suo sound di Pino era, e resta inconfondibile.
Le sue canzoni non si cantano spesso durante le gite in compagnia. Non perché sono meno belle di quelle di Battisti, ma perché richiedono chitarristi all'altezza della situazione; musicisti che conoscono il fine mestiere di suonare blues. Altrimenti il risultato è inascoltabile.
Oggi, passata la cinquantina, e con i calli delle dita della mano sinistra un po’ più duri e segnati, io, quando suono con Pino, come in questa notte, riesco a stargli dietro, anche se non sono preciso e ogni tanto perdo ancora il tempo.
Perché tra le tante poesie cantate da Pino che amo scelgo “A tesata in giù”? Perché è legata un a vecchio ricordo:
Tangenziale direzione Milano. Ho circa vent’anni e sono seduto nel sedile posteriore di uno “Squalo” nero ( La Cotroen 23 s Pallas) con me Mario e Lelio e il Maestro Giambelli alla guida.
Oggi loro tre non ci sono più.
Giambelli non era mio amico, era molto più anziano di me ma conosceva bene Lelio e Mario. Insomma, io, in quella mitica macchina ci capitai per caso, per puro "culo".
Lelio mi ha lasciato giovanissimo, purtroppo, come spesso accadeva a diversi ragazzi della nostra generazione che forse erano semplicemente un po’ più curiosi della normalità (Per Lelio poi scrissi anche una canzone dal titolo “ Mamma ero…”).
Mario invece, durante l'infanzia, è stato il mio migliore amico. Poi abbiamo seguito strade diverse. Ma, non ci siamo mai, mai, persi di vista. Ad esempio: le partite dei mondiali di calcio erano un appuntamento sacro da vivere insieme. Mario, fu il mio testimone di nozze.
Mario ne era uscito. Ce l’aveva fatta!!!
Mario mi ha lasciato per un incidente di moto avvenuto qualche anno fa. Percorreva, per caso, la stessa tangenziale di quella notte quando insieme con me, con il Maestro Giambelli, e con Lelio, seduti in quella macchina, ci lasciavamo cullare dai suoi performanti e morbidi ammortizzatori che sembravano voler assecondare le note, il ritmo, l’atmosfera creata in quel magico abitacolo, dal pezzo suonato dall'autoradio: “A testa in giù”.
Caro Pino, sono migliorato, ma non riuscirò mai ad arrivare ai tuoi livelli, ovviamente.
Come puoi sentire, a mala pena, nel pieno di questa mia presunta maturità, per starti dietro, commetto ancora un sacco di errori.
Ma grazie per tutte le canzoni/poesie che hai scritto a suonato per noi.
Ora, vai pure, non posso trattenerti oltre, ormai è mattina.
Io?
Beh, io resto qui, e sai perché?
Perché ormai non ho più voglia di andare a dormire, ma, ho tanto, tanto desiderio di rimanere sveglio, e di cercare qualcuno, magari un vecchio amico, insomma qualcuno, che abbia voglia, ancora una volta, di fumare... , e di fumare a metà, insieme con me.
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