Della serie: "L'insostenibile leggerezza delle parole (Parabole) di Don Marco, al secolo Keatz."
Don Marco - Keatz |
Scritto per il 6 gennaio 2016 - Epifania del Signore.
La luci della piazza illuminavano lievemente la stanza, Zia Leti aveva da tempo spento la lampada del suo comodino ed era arrivato il momento di abbandonarsi al senno che lo sbadiglio appena emesso manifestava in modo più che evidente. Le risuonavano nella mente le ultime parole di Osvaldo: - Dormire fa bene .-
Quell’ incontro l’ aveva segnata parecchio. Lo aveva notato mentre seduto sulla panchina del parco, stava mangiando con gusto un panino e sorseggiava da una bottiglia d’acqua come se fosse del vino d’ annata. Lui l’ aveva salutata e invitata a sedersi acconto, come se fossero vecchi amici, Zia Leti aveva accettato e sedendosi si era presentata, di risposta anche l’uomo le aveva detto il suo nome, aggiungendo poi:- Non ti spiace se continuo il mio pranzo? Questo è il frutto della generosità di alcune persone, e ti assicuro che ha un sapore che arriva dal cuore.-
Fai pure con calma – gli aveva risposto Zia Leti. Nel frattempo un’ altra cosa aveva attratto il suo sguardo, un libro appoggiato di fianco all’uomo, che portava scritto sulla copertina “Nuovo testamento”.
Terminato il pranzo aveva iniziato quella che sarebbe stata una lunga conversazione. Zia Leti aveva detto:- Eri affamato?- Si – aveva risposto Osvaldo – era da un po’ che non mettevo qualcosa sotto i denti, ma il mio desiderio più grande è quello di poter dormire in letto tutto mio. Sai abitualmente dormo in macchina e qualche volta al dormitorio. Avevo un buon lavoro e una bella famiglia, ma poi a causa dei miei errori ho perso tutto. Vivevo un po’ al limite cercando di fare sempre più soldi e ricercando piaceri sempre più grandi, aumentavano conseguenza anche le preoccupazioni, le ansie e progressivamente perdevo il sonno; quando il limite si supera poi si inizia a precipitare. Ora però sto cercando di ritrovare me stesso e di ricostruire quei rapporti che ho rovinato, grazie soprattutto a questo- mostrando il libro che Zia Letia aveva notato.
- La persona e la vita di Gesù mi affascina. In questi giorni riflettevo proprio sulla questione del sonno, forse perché è una cosa che mi manca tanto. Il bambino Gesù dorme tranquillo in braccio a sua madre e inizia così a salvare il mondo, mentre il mondo si agita nei suoi affari di potere. Forse dormiva anche all’arrivo dei pastori e dei Magi, chissà …- aveva detto sospendendo le parole nell’aria. Zia Leti era rimasta in silenzio e così Osvaldo aveva continuato:
- C’è poi un altro episodio con i suoi discepoli si trovava in barca insieme e li sorprese una tempesta particolarmente violenta, vento e acqua in abbondanza e la barca stava per rovesciarsi. Tutti erano presi da una comprensibilissima paura e da una forte angoscia, ma di nuovo in mezzo a tutta quella agitazione, Gesù dormiva a poppa e su un morbido cuscino. Lui non aveva paura.
Oppure aveva fiducia nel Padre e si abbandonava a Lui. Era convinto delle parole del Salmo che dice non si addormenta e non prende sonno il custode di Israele. Sapeva che il Padre vegliava su di lui e non lo avrebbe abbandonato, nemmeno nella morte. Ho parlato con un mio amico che ha studiato la Sacra Scrittura e mi ha spiegato che quel sonno di Gesù sulla barca è immagine del sonno della morte. Infatti, Gesù dorme a poppa della barca che è la prima parte che va a fondo. Dorme tranquillo perché sa che si risveglierà, muore affidandosi al Padre perché sa che il Padre lo farà risorgere. Non è indifferente alla nostra paura , ma ci invita a fidarci ad affidarci.-
- Questo però non rischia di diventare un incentivo al disimpegno? - aveva domandato a quel punto Zia Leti
- In tutto ci può essere un rischio ma la tentazione più grossa è di sentirci i principali artefici di tutto senza fidarci più dell’agire di Dio, preoccupandoci per troppe cose quando una sola è quella necessaria. E’ Dio che fa crescere e porterà a compimento il suo progetto di salvezza. Non possiamo salvarci da soli. E Dio ne darà ai suoi amici nel sonno.-
Quest’uomo aveva pensato Zia Leti, ha meditato a fondo il Vangelo, conosce davvero quel libro che tiene in mano. E poi Osvaldo aveva aggiunto – se dormi tranquilla al risveglio la realtà la vedi in modo diverso, trasfigurata, diventi capace di contemplazione.-
Avevano continuato ancora per un po’ la loro conversazione, Zia Leti avrebbe voluto lasciargli qualcosa per i suoi bisogni, ma l’uomo le aveva detto che avendogli dedicato un po’ del suo tempo gli aveva fatto già un grande dono. Lei però sapeva in cuor suo che quell’ uomo povero le aveva donato molto di più.
Si erano salutati con un arrivederci. Osvaldo le aveva confermato che lo avrebbe ritrovato su quella panchina. – Dormi bene, Zia Leti, dormire fa bene – aveva concluso sorridendo.
L’incontro con quell’uomo così singolare era terminato con quelle parole e ora quelle stesse parole la stavano accompagnando nel suo addormentarsi, e si disse che, lo volessimo oppure no, nel sonno come nella morte compiamo un atto di fiducia, non siamo più i padroni di noi stessi, siamo indifesi, ma proprio perché confidiamo che Dio veglia su di noi speriamo nel risveglio.
Ora portava nel cuore Osvaldo e con lui una buona parte dell’umanità insieme a tante sofferenze e bisogni che la segnavano. Allo spuntare del giorno si sarebbe adoperata ancora una volta per rendere questo mondo un po’ migliore di come l’aveva trovato, ma certa che a salvarlo ci aveva già pensato Qualcun’ altro. Chiuse gli occhi e gli venne in mente la conclusione del “Giobbe” di Roth:
”… E Mendel Singer si addormentò, stanco per il peso della felicità e la grandezza dei miracoli.”
In effetti si sentiva un po’ così.
don Marco
Quell’ incontro l’ aveva segnata parecchio. Lo aveva notato mentre seduto sulla panchina del parco, stava mangiando con gusto un panino e sorseggiava da una bottiglia d’acqua come se fosse del vino d’ annata. Lui l’ aveva salutata e invitata a sedersi acconto, come se fossero vecchi amici, Zia Leti aveva accettato e sedendosi si era presentata, di risposta anche l’uomo le aveva detto il suo nome, aggiungendo poi:- Non ti spiace se continuo il mio pranzo? Questo è il frutto della generosità di alcune persone, e ti assicuro che ha un sapore che arriva dal cuore.-
Fai pure con calma – gli aveva risposto Zia Leti. Nel frattempo un’ altra cosa aveva attratto il suo sguardo, un libro appoggiato di fianco all’uomo, che portava scritto sulla copertina “Nuovo testamento”.
Terminato il pranzo aveva iniziato quella che sarebbe stata una lunga conversazione. Zia Leti aveva detto:- Eri affamato?- Si – aveva risposto Osvaldo – era da un po’ che non mettevo qualcosa sotto i denti, ma il mio desiderio più grande è quello di poter dormire in letto tutto mio. Sai abitualmente dormo in macchina e qualche volta al dormitorio. Avevo un buon lavoro e una bella famiglia, ma poi a causa dei miei errori ho perso tutto. Vivevo un po’ al limite cercando di fare sempre più soldi e ricercando piaceri sempre più grandi, aumentavano conseguenza anche le preoccupazioni, le ansie e progressivamente perdevo il sonno; quando il limite si supera poi si inizia a precipitare. Ora però sto cercando di ritrovare me stesso e di ricostruire quei rapporti che ho rovinato, grazie soprattutto a questo- mostrando il libro che Zia Letia aveva notato.
- La persona e la vita di Gesù mi affascina. In questi giorni riflettevo proprio sulla questione del sonno, forse perché è una cosa che mi manca tanto. Il bambino Gesù dorme tranquillo in braccio a sua madre e inizia così a salvare il mondo, mentre il mondo si agita nei suoi affari di potere. Forse dormiva anche all’arrivo dei pastori e dei Magi, chissà …- aveva detto sospendendo le parole nell’aria. Zia Leti era rimasta in silenzio e così Osvaldo aveva continuato:
- C’è poi un altro episodio con i suoi discepoli si trovava in barca insieme e li sorprese una tempesta particolarmente violenta, vento e acqua in abbondanza e la barca stava per rovesciarsi. Tutti erano presi da una comprensibilissima paura e da una forte angoscia, ma di nuovo in mezzo a tutta quella agitazione, Gesù dormiva a poppa e su un morbido cuscino. Lui non aveva paura.
Oppure aveva fiducia nel Padre e si abbandonava a Lui. Era convinto delle parole del Salmo che dice non si addormenta e non prende sonno il custode di Israele. Sapeva che il Padre vegliava su di lui e non lo avrebbe abbandonato, nemmeno nella morte. Ho parlato con un mio amico che ha studiato la Sacra Scrittura e mi ha spiegato che quel sonno di Gesù sulla barca è immagine del sonno della morte. Infatti, Gesù dorme a poppa della barca che è la prima parte che va a fondo. Dorme tranquillo perché sa che si risveglierà, muore affidandosi al Padre perché sa che il Padre lo farà risorgere. Non è indifferente alla nostra paura , ma ci invita a fidarci ad affidarci.-
- Questo però non rischia di diventare un incentivo al disimpegno? - aveva domandato a quel punto Zia Leti
- In tutto ci può essere un rischio ma la tentazione più grossa è di sentirci i principali artefici di tutto senza fidarci più dell’agire di Dio, preoccupandoci per troppe cose quando una sola è quella necessaria. E’ Dio che fa crescere e porterà a compimento il suo progetto di salvezza. Non possiamo salvarci da soli. E Dio ne darà ai suoi amici nel sonno.-
Quest’uomo aveva pensato Zia Leti, ha meditato a fondo il Vangelo, conosce davvero quel libro che tiene in mano. E poi Osvaldo aveva aggiunto – se dormi tranquilla al risveglio la realtà la vedi in modo diverso, trasfigurata, diventi capace di contemplazione.-
Avevano continuato ancora per un po’ la loro conversazione, Zia Leti avrebbe voluto lasciargli qualcosa per i suoi bisogni, ma l’uomo le aveva detto che avendogli dedicato un po’ del suo tempo gli aveva fatto già un grande dono. Lei però sapeva in cuor suo che quell’ uomo povero le aveva donato molto di più.
Si erano salutati con un arrivederci. Osvaldo le aveva confermato che lo avrebbe ritrovato su quella panchina. – Dormi bene, Zia Leti, dormire fa bene – aveva concluso sorridendo.
L’incontro con quell’uomo così singolare era terminato con quelle parole e ora quelle stesse parole la stavano accompagnando nel suo addormentarsi, e si disse che, lo volessimo oppure no, nel sonno come nella morte compiamo un atto di fiducia, non siamo più i padroni di noi stessi, siamo indifesi, ma proprio perché confidiamo che Dio veglia su di noi speriamo nel risveglio.
Ora portava nel cuore Osvaldo e con lui una buona parte dell’umanità insieme a tante sofferenze e bisogni che la segnavano. Allo spuntare del giorno si sarebbe adoperata ancora una volta per rendere questo mondo un po’ migliore di come l’aveva trovato, ma certa che a salvarlo ci aveva già pensato Qualcun’ altro. Chiuse gli occhi e gli venne in mente la conclusione del “Giobbe” di Roth:
”… E Mendel Singer si addormentò, stanco per il peso della felicità e la grandezza dei miracoli.”
In effetti si sentiva un po’ così.
don Marco
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