Della serie: "L'insostenibile leggerezza delle parole (Parabole) di Don Marco, al secolo Keaz."
Don Marco - il mio amico Keaz |
La donna in divisa blu e gialla la salutò e dopo averle
consegnato la busta sigillata si allontanò proseguendo il suo giro; Zia Leti
rimase ferma sulla soglia con in mano quella lettera. Sapeva bene chi l’aveva
inviata, non solo perché si leggeva chiaramente il mittente, ma perché la
calligrafia le era familiare. Rientro in casa, il suo animo era sospeso tra lo
stupore e l’emozione, aprì la busta con delicatezza come se avesse paura di
sciuparla e iniziò a leggere.
“ Cara Zia Leti,
è
passato tanto tempo dal mio trasferimento e ancora di più da quella drammatica
vicenda; penso, perciò, che questa mia lettera ti sorprenderà non poco,
aggiungi che le lettere scritte a mano sono ormai cosa rara, ma io sono un po’
antico e poi mi sembra che una penna e un foglio sappiano custodire meglio
l’intimità. In questi giorni ripensavo alla mia storia e soprattutto a quel
momento in cui, in modo del tutto improvviso, la morte e tutto quanto trascina
con sé mi toccò da vicino, anzi direi
che mi urtò con violenza. Fu come essere preso in un gelido abbraccio che porta
a precipitare dentro ad un dolore insopportabile, per rimanere poi abbandonato
nella solitudine. Alcuni dicono che la morte sia una maestra che insegna molte
cose, a me sembrava solo spietata nel pormi domande e interrogativi per poi
lasciarmi senza le risposte, dando continui giri di vite alla morsa dell’
impotenza che stringeva sempre di più. Perfino quel mio continuo pregare
appariva inutile, come se le mie parole incontrassero solo vuoto e silenzio
senza raggiungere nessun risultato. Il tutto reso ancora più pesante dal ruolo
e dal compito che avevo; dovevo parlare, ma non avevo le parole, spiegare, ma
faticavo a trovare ragioni e risposte.
Ricordo, però, benissimo le tue parole, pronunciate in quella
lunga chiacchierata; sono rimaste in me, contribuendo a darmi un po’ di calore
e di luce: - Gesù non è venuto per evitarci la morte e le sue conseguenze, ma
per entrare nella nostra morte, sia fisica che interiore, e morire con noi. Ha
voluto raggiungerci nel punto più profondo, nel quale la morte può trascinarci
e da lì accompagnarci nella vita che con la sua risurrezione ci dischiude,
nella vita eterna. Possiamo solo stringere quella mano che ci tende, fidarci e
affidarci. – Tante volte avevo predicato queste cose, ma in quel momento le
sentii dette a me e per me, ho capito anche cosa intendevi quando mi dicesti che per risorgere bisogna
accettare di morire e che si può accompagnare qualcuno solo dove si è già
stati.
Ho smesso, allora, di cercare una spiegazione solo dentro i
miei ragionamenti, lasciando, invece, che fosse la Parola del Vangelo a
illuminare e spiegare la vita in ogni suo momento, l’unica parola capace di
mettersi accanto a chi è provato dalla
sofferenza e scaldandogli il cuore
riaccendere la speranza. Pian piano comprendevo che tutto ciò che avevo
vissuto, il dolore, gli interrogativi e, ancor di più, le mie preghiere non
erano caduti nel vuoto, ma che tutto era stato custodito con amore infinito da
Chi ha saputo portare su di sé il peso che ci opprime e nella sua morte e
risurrezione ci ha riportati a casa…”
Zia Leti smise per un attimo di leggere e, con gli occhi
umidi per la commozione, pensò ai discepoli di Emmaus, che trasformati
dall’incontro con il Risorto fecero ritorno a Gerusalemme per portare agli
altri discepoli la Buona notizia della risurrezione del Signore Gesù. Riprese
subito la lettura.
“… come ho potuto
constatare nessuno può dirsi immune da tutto ciò e anche un prete ha bisogno di
essere riportato a casa. Tra pochi giorni è di nuovo Pasqua e sarò chiamato
ancora una volta a dare l’annuncio della risurrezione. La vita dei fratelli e
delle sorelle che avrò davanti è già stata toccata, o forse lo sarà, dal
mistero della morte; ciò che chiedo nella preghiera è che quell’annuncio possa
risuonare in ciascuno di loro e che là, dove ha scavato il dolore, trovi posto
la gioia.
A questo punto mi rimane solo di dirti grazie e di augurarti
una buona Pasqua….e spero a presto.
Cristo è risorto.
Tuo
Don Clemente “
Zia Leti ripiegò la lettera e nel suo cuore rispose: - E’
veramente risorto. – Poi sorrise e in quel
sorriso c’era la sua Pasqua.
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