martedì 28 febbraio 2017

Papa Francesco firma per la cittadinanza ai piccoli.

Francesco aderisce al manifesto del Serming: "E' italiano chi nasce e va scuola in Italia". 
Per approfondire l'articolo di Paolo Lambruschi pubblicato su Avvenire domenica 26/02/2017 - CLICCA QUI.

BAMBINI D'ITALIA

Tutti i bambini
che nascono e
vanno a scuola in Italia
sono italiani,
anche se i loro genitori
sono stranieri.
Questo deve essere riconosciuto.
Così ameranno di più
la terra dove sono nati.
Non cresceranno
sentendosi diversi
ed esclusi
con dentro
un odio sottile
che prima o poi
può esplodere.
Disinneschiamo un odio
che fa male
a tutti.
Cominciamo dai bambini
perché si sentano
fratelli e sorelle d’Italia.
Ernesto Olivero

STRANIERO: ESTRANEO O ITALIANO?

La storia continua a dirci
 che in quasi tutte le nazioni del mondo straniero significa strano, estraneo, da accogliere con diffidenza.Troppi stranieri sono costretti a vivere in ghetti e rimangono esclusi, covando dolore e rabbia. È comprensibile: chi fugge per violenza o mancanza di lavoro vuole essere considerato un essere umano e non vuole sentirsi etichettato sempre e comunque come uno straniero.

Soprattutto in Europa, negli  ultimi tempi viviamo tanti pregiudizi nei confronti di chi arriva. Abbiamo paura di chi appare diverso da noi, coltiviamo ostilità, il terrorismo e Iodio sono diventati trappole. Ma proprio in Europa troppi dimenticano che nel secolo scorso oltre 20 milioni di europei sono emigrati in tutto il mondo.

L'emigrazione è un problema mondiale e i Paesi ricchi dovrebbero prenderne coscienza e cominciare  ad aiutare almeno i poveri loro e delle nazioni vicine. Per amore della vita, dei bambini e dei giovani che sono il nostro futuro, vorremmo cancellare per sempre parole come "nemico: "infedele': "diverso".

Vorremmo che gli stranieri arrivassero in Europa con il desiderio di diventare veramente cittadini, nel segno dei diritti ma anche dei doveri.

Religione e cultura sono patrimonio di ciascuno, ma nessuno può pensare che si possa uccidere in nome di Dio. Nessuno può immaginare di pretendere di trasformare la società che lo accoglie per vivere come nelle proprie città di origine.

Nel nostro piccolo, abbiamo capito i valori fondamentali dell'integrazione:
- accogliere con autorevolezza che non vuol dire cattiveria,
- mettere al centro lo Stato di diritto,
- aiutare a imparare e a parlare la nostra lingua,
- ascoltare per capire e dialogare. Prima pensavamo che dialogare significasse ribadire le proprie posizioni. Oggi siamo convinti che dialogare vuol dire rispettare e pretendere rispetto, vuol dire sedersi ad un tavolo comune pronti a cambiare insieme le differenti convinzioni. Così potremo realizzare il sogno di dare la cittadinanza ai bambini di origine straniera che crescono con noi, fieri di non sentirsi estranei e di unirsi ai nostri giovani come italiani.

Così in Italia e nel mondo avremo famiglie dove tra i tanti valori potrà fiorire anche l'amore per il Paese che le ha accolte. Non è un sogno! Io ci credo. Facciamolo almeno per i nostri figli!
Ernesto Olivero

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