martedì 19 marzo 2019

L'onore di chiamarsi Giuseppe. Della serie "Canzoni di notte".

La canzone di questa notte non può che essere quella composta da Faber pensando a San Giuseppe che ritorna dopo il "Sogno" rivelatore dalla bambina Maria tratta dall'inarrivabile e irraggiungibile capolavoro artistico musicale/letterario de "La buona novella"1970.

Commentare questa poesia è certamente peccare di vanità. Anche se so con certezza di essere un peccatore professionista, però, mi sia perdonato, oso solo consigliare: chiudere gli occhi e semplicemente ascoltare, ma  più di una volta, perché una volta sola non basta a scoprire , a raccogliere, a capire,  a tentare di non perdere nulla.
C'è trappa "roba" e ad ogni ascolto scopri sempre qualcosa che prima pareva non esserci.Una perfetta sinfonia di suoni, di luci, di cieli e di terre, di profumi, di sentimenti, di gesti, di significati nascosti e svelati da uno sguardo, da una lacrima, da un carezza o un tenero abbraccio; così terreni, così veri,  così umani e quindi autentici e divini.

Dimenticavo: oggi, auguri di buon onomastico a tutti gli amici e ai lettori che hanno l'onore di chiamarsi Giuseppe.

emmesse
Sulbiate, 19 marzo 2019

Il ritorno di Giuseppe.

Testo e Musica di De Andrè



strum: La-
La-                            Do                   La-
Stelle già dal tramonto, si contendono il cielo a frotte
Re-        La-   Fa       Sol       La-
luci meticolose, nell'insegnarti la notte.
   La-                        Do              La-
Un asino dai passi uguali, compagno del tuo ritorno
Re-             La-    Fa         Sol      La-
scandisce la distanza, lungo il morire del giorno.
Re- La- Mi La- Re- La- Mi La-
Ai tuoi occhi il deserto, una distesa di segatura
minuscoli frammenti della fatica della natura.
Gli uomini della sabbia hanno profili d'assassini
rinchiusi nei silenzi d'una prigione senza confini
La- Re- La-
Odore di Gerusalemme, la tua mano accarezza il disegno
d'una bambola magra, intagliata nel legno
la vestirai Maria, ritornerai a quei giochi,
lasciati quando i tuoi anni erano così pochi.
La-                   Re-    Mi        La-
E lei volò fra le tue braccia come una rondine
                   Re-      Sol                 Do
e le sue dita come lacrime, dal tuo ciglio alla gola,
               Re- Mi              La-
suggerivano al viso, una volta ignorato,
                      Re- Mi                 La-
la tenerezza di un sorriso, un affetto quasi implorato.
E lo stupore nei tuoi occhi salì dalle tue mani
che vuote intorno alle sue spalle, si colmarono ai fianchi
dalla forma precisa d'una vita recente,
di quel segreto che si svela quando lievita il ventre.
    Re-        Sol7      Do          Mi7                  La-
E a te, che cercavi il motivo d'un inganno inespresso dal volto,
       Re-      Sol      Do          Si         Mi7   La-
lei propose l'inquieto ricordo fra i resti d'un sogno raccolto.
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