lunedì 17 giugno 2019

"Italiani e stranieri...". Quando l'ovvio diventa notizia.

Inizio la settimana con una notizia positiva, ma purtroppo anche triste.

La buona notizie è che la Chiesa c'è.
La triste è che , appunto per quello che dice e fa, è una buona notizia.

La questione è quello dei simboli religiosi (il rosario) e dei proclami che sanno di razzismo  usati per raccogliere simpatie e consenso da parte di alcuni italiani che oggi, però secondo i sondaggi sarebbero purtroppo maggioranza.

Ecco cosa hanno scritto i Vescovi del Lazio in occasione della Pentecoste:

"Da certe affermazioni che appaiono essere di moda potrebbero nascere germi di intolleranza e di razzismo, che in quanto discepoli del risorto, dobbiamo respingere con forza. Chi è straniero è come noi, un altro noi, l'altro è un dono. E' questa la bellezza del Vangelo consegnatoci da Gesù: non permettiamo che nessuno possa scalfire questa granitica certezza".

Ecco questo mi piace. Questa è la Chiesa che come è desiderio di Papa Francesco veramente "in uscita" "... che cammina, guarda avanti, guarda la Speranza".

Qui una mia canzone:




Il mare sa raccontare. Testo e musica di Maurizio Sarchielli Il mare sa raccontare, il mare che non conosco che in passato si diceva chiamassero nostro. Il mare non si dimentica, la sua memoria è infinita, che sia questo il suo mistero, il suo tesoro nascosto. Il mare è calma e tempesta, speranza e disperazione, che non posso raccontare in una sola canzone. Da qui si vedono le stelle e il mare nel cielo si confonde sento qualcosa che mi culla, forse è un'onda o forse non è nulla. Da qui, nessuno può fuggire e in certe notti anche la luna tace, la sua voce non dà consolazione, un po' di pace, un senso una ragione. Il mare è liberazione, prigione e sofferenza, nella notte c'è qualcosa che alla deriva avanza. Il mare così profondo che lava i panni del mondo, la coscienza sporca e allegra di chi se ne frega. E' miseria e vergogna e infinita pena, di chi assiste un po' s'indigna ma non fa una piega. Da qui si vedono le stelle e il mare nel cielo si confonde, sento qualcosa che mi culla, forse è un'onda o forse non è nulla. Da qui nessuno può fuggire e in certe notti anche la luna tace, la sua voce non dà consolazione, un po' di pace, un senso una ragione. Il mare sa custodire, gli antichi miti del tempo, ci confonde e il vento soffia tra il sorriso e il pianto. Il mare è di chi arriva, il mare è di chi parte, lui non si scompone e sfida il destino e la sorte. Il mare che ci prende tra queste sue onde per il nostro naufragare tra la vita e la morte. Il mare la nostra tomba, della nostra indecenza, inumana civiltà, vergogna e indifferenza. Da qui, si vedono le stelle e il mare nel cielo si confonde, sento qualcosa che mi culla, forse è un'onda o forse non è nulla. Ed io che fingo di capire questo male in stadio terminale. Da qui anch'io vorrei partire in certe notti quando la luna tace, senza vento fuggire dal silenzio, senza pace da questo mio tormento. Da qui si vedono le stelle e il mare nel cielo si confonde sento qualcosa che mi culla, forse è un'onda o forse non è nulla. Da qui nessuno può fuggire e in certe notti anche la luna tace, la sua voce non dà consolazione, un po di pace, un senso una ragione. Maurizio Sarchielli 2016


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