martedì 2 febbraio 2016

La Bella gioventù di Vimercate del 1945

Per non dimenticare la "Bella Gioventù" di Vimercate del 1945.
Il 2 febbraio 1945 presso il campo di aviazione di Arcore, furono condannati a morte i giovani partigiani vimercatesi, non c'era più insieme a loro Acciao, il comandante Iginio Rota, morto nel primo attacco del 29 dicembre 1944 :
Pierino Colombo,
Emilio Cereda,
Renato Pellegatta,
Aldo Motta,
Luigi Ronchi;
condannato a morte in contumacia il partigiano Carlo Levati;
- a 30 anni di carcere (data la minore età) dei partigiani Enrico Assi, Angelo Nava, Felice Carzaniga, Carlo Verderio.

La notizia dell’eccidio fu appresa con unanime indignazione: i giovani trucidati, conosciuti e stimati, rappresentavano l’espressione cosciente e attiva dei migliori sentimenti dei vimercatesi.

La protesta assunse forma inaspettata e clamorosa sotto forma di un pubblico pellegrinaggio: da Vimercate al cimitero di Arcore, per 4 chilometri, in segno di aperta sfida, si recavano a piedi, uomini e donne, giovani e ragazze per render omaggio sulla tomba dei caduti, di fronte all’ira impotente dei fascisti.

Durante la notte dell’8 marzo 1945, malgrado la sorveglianza, venne deposta una corona con la scritta “Gloria ai caduti per la libertà - i gruppi di difesa della donna”.

Il 13 maggio 1945 venivano traslate le salme dei partigiani vimercatesi dal cimitero di Arcore a quello di Vimercate. Fu una manifestazione unitaria di tutte le forze e l’onoranza funebre fu pronunciata da Don Enrico Assi, partecipe della resistenza, e testimone della loro fierezza di fronte agli inquirenti fascisti, nelle giornate di prigionia che precedettero il loro sacrificio.

Inoltre, il CNL di Vimercate deliberò l’erezione di un cippo alla memoria dei Partigiani sul piazzale delle scuole - che assunse il nome di piazza Martiri vimercatesi - e del monumento al cimitero. Sul luogo dell’eccidio, in Arcore, fu eretta una stele ricordo, circondata da sempreverdi, come perenne testimonianza del sacrificio e ammonimento alle generazioni future.
fonte: (La Resistenza in Brianza, di P. Arienti, ed. Bellavite, 2006).


La Preghiera del Ribelle
di Teresio Olivelli e Carlo Bianchi

Signore, che fra gli uomini drizzasti la Tua Croce segno di contraddizione,
che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito contro le perfidie e gli interessi dominanti, la sordità inerte della massa,
a noi, oppressi da un giogo numeroso e crudele che in noi e prima di noi ha calpestato Te fonte di libera vita,
dà la forza della ribellione.
Dio che sei Verità e Libertà, facci liberi e intensi:
alita nel nostro proposito, tendi la nostra volontà, moltiplica le nostre forze, vestici della Tua armatura.
Noi ti preghiamo, Signore.
Tu che fosti respinto, vituperato, tradito, perseguitato, crocifisso, nell'ora delle tenebre ci sostenti la Tua vittoria: sii nell'indigenza viatico, nel pericolo sostegno, conforto nell'amarezza.
Quanto piú s'addensa e incupisce l'avversario, facci limpidi e diritti.
Nella tortura serra le nostre labbra.
Spezzaci, non lasciarci piegare.
Se cadremo fa' che il nostro sangue si unisca al Tuo innocente e a quello dei nostri Morti a crescere al mondo giustizia e carità.
Tu che dicesti: ``Io sono la resurrezione e la vita'' rendi nel dolore all'Italia una vita generosa e severa.
Liberaci dalla tentazione degli affetti: veglia Tu sulle nostre famiglie.
Sui monti ventosi e nelle catacombe della città, dal fondo delle prigioni, noi Ti preghiamo: sia in noi la pace che Tu solo sai dare.
Signore della pace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la preghiera di noi ribelli per amore.

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