martedì 3 settembre 2019

Diario Ichichè... / 31 agosto 2019 - 10° incontro.



Riflessione:

Due diversi piaceri di suonare.


Si lo so la metafora è eccessiva: suonare da solo è sicuramente una bella cosa, ma, è un po' come dire, qualcosa di simile all'autoerotismo.

Cioè, se ti piace ,provi piacere senza dubbio, ma non è come farlo insieme ad altri.
Non lo sapevo, o meglio mi ero dimenticato, perchè saranno più di 35 anni che suono  da solo.

Messa così la logica conseguenza è che quando si suona in gruppo è un po' come partecipare ad una eccitante orgia collettiva.


Personalmente non ho esperienze di baccanali, o riti dionisiaci o cose così...sinceramente un po' mi incuriosiscono, come tutto ciò che è "proibito" e misterioso, ma è una curiosità e niente di più.
E poi non mi vergogno ma moralmente  non li condivido.
E poi è già complicato fare per bene l'amore con una persona figurati con una pluralità!
Va beh!

Però, suonare e condividere quello che si sta facendo con gli amici è un'altra cosa, e molto più appagante, che farlo da solo.

E' vero, non puoi improvvisare, devi rispettare regole e tempo di esecuzione, mentre suoni o canti devi ricordarti di un sacco di cose. Insomma non puoi pensare solo a te stesso, ma devi cercare con lo sguardo gli altri e ricordare per non sbagliare non solo la tua parte, ma anche la  loro.

Pensavo fosse limitante e un po' frustrante invece no.
Invece la soddisfazione che provi suonando in gruppo migliora sempre di più.
Più ci si conosce più si suona meglio, aumenta l'empatia, ci si capisce di più, ci si aspetta, basta un solo sguardo per intendersi, comprendi che il tuo contributo, anche se piccolo, che stai dando a quella canzone è importante,ed è parte insostituibile di un risultato frutto di un lavoro corale e collettivo.

Cavoli!!! Altro che suonare da solo.

Quando suono da solo e suono a caso senza un impegno particolare, questo mi aiuta a pensare a ritrovarmi un po'.

Provo piacere? Certo!
Però, c'è sempre una sorta di triste e ruffiana malinconia, che ti accompagna e che compiaciuta vuole essere accompagnata.

Non so se mi sono spiegato.

In gruppo no!
Anche un brano triste se suonato in gruppo non è più malinconico.
Perché diventa un gioco, una sfida da superare e da vincere insieme agli altri.

Con gli Ichichè non abbiamo ancora vinto.

Ma, accidenti che miglioramenti dai primi incontri!

Anche l'Emanuela al termine di queste prove (Manubach - direttore musicale artistico del progetto) ha dovuto farci i complimenti!
Conoscendola abbastanza bene non è poca cosa.

Quindi, per tornare alla metafora iniziale, posso senza troppo pudore affermare che musicalmente parlando molto meglio l'orgia che l'autoerotismo.

Se poi si suona bene, nel primo caso è un effimero piacere personale, un po' egoistico e fugace; nel secondo caso, invece è un orgasmo condiviso: il migliore, quello che da maggior piacere e soddisfazione; c'è dell'altruismo della generosità e poi non è fine a se stesso perché di fatto è parte di un progetto e ha un obiettivo che anche se lontano, molto lontano, è chiaro e ben individuato.

La novità di questo incontro è stato l'Ukulele di Alberto (PippoSimon).
Quasi quasi uno me lo regalo anch'io.
Ideale per accompagnare alcuni brani tipo Bravo Jhon e Pontechiasso

Bene, molto bene.

Per ora suoniamo sempre le stesse 3 o 4 canzoni.
Con calma a piccoli passi arriveremo alle 12 - 13 che ci siamo proposti.
Avanti così.
Olé.

emmesse, 03 settembre 2019

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