venerdì 6 ottobre 2023

ANPI - Manifestazione Nazionale - LA VIA MAESTRA


La guerra scatenata dall'invasione russa non solo sta devastando l'Ucraina da un anno e mezzo, ma continua a causare morte e distruzione, sconvolge e avvelena i rapporti internazionali dell'Unione Europea e del nostro Paese, e contribuisce a determinare direttamente o indirettamente disordini produttivi, commerciali ed economici che hanno aumentato le diseguaglianze e profondamente peggiorato la vita quotidiana dell'intera società italiana, in particolare dei ceti medi e dei ceti popolari.
Nel mondo stanno avvenendo grandi trasformazioni: Paesi e popoli chiedono più eque ragioni di scambio delle materie prime, contestano la dipendenza di fatto dalle grandi potenze economiche e militari dell'occidente, rivendicano un ordine mondiale policentrico, contrastano qualsiasi tentativo di istaurare un clima di nuova guerra fredda.
L'Italia e l'UE devono e possono svolgere un ruolo attivo e propositivo per contrastare il clima di guerra che imperversa in Europa e farsi portatrici di una proposta di negoziato che miri alla cessazione delle ostilità fra la Federazione russa e l'Ucraina, della promozione di una conferenza internazionale di pace, della richiesta di avvio della reciproca smilitarizzazione dei confini con la Federazione russa e con la Bielorussia, di un progressivo disarmo nucleare.
L'Italia e l'UE devono tornare ad essere luogo di dialogo con tutti i popoli e i Paesi; esportatrici di coesistenza pacifica e non di armi; partner fondamentali nel mondo per lo sviluppo delle tecnologie, degli scambi commerciali, dei rapporti culturali, della difesa dell'ambiente e della salvaguardia del pianeta. Se si continuerà l'escalation militare e se si perseguirà sulla strada dell'economia di guerra, sarà sempre più difficile migliorare la situazione economico-sociale e contrastare le spinte autoritarie già presenti in tanti Paesi europei.

PER QUESTO LA PACE È LA CONDIZIONE SENZA LA QUALE NON SI POTRÀ PIENAMENTE REALIZZARE QUALSIASI ALTRO OBIETTIVO DI CIVILTÀ.

Nonostante le gravissime conseguenze degli effetti della guerra (sanzioni e controsanzioni) sulla vita quotidiana di tutti noi, le scelte già avvenute, come l'abolizione del reddito di cittadinanza e l'avversione governativa alla proposta di salario minimo, e quelle annunciate a proposito della nuova legge di bilancio, vanno nella direzione di un ulteriore drastico peggioramento delle condizioni di vita, di lavoro e di reddito. Mentre si sta perdendo la grande occasione di riassesto dell'economia con il PNRR, non si vede nessuna seria politica di contrasto alla povertà, alle diseguaglianze e al precariato, nessun vero adeguamento dei salari e delle pensioni davanti all'inflazione, nessuna difesa del diritto alla salute, alla sicurezza sul lavoro, all'istruzione pubblica, alla salvaguardia dell'ambiente.
Occorre una svolta profonda nella politica economica e sociale, che metta al centro il lavoro e il valore della persona umana, che rilanci la sanità pubblica come priorità ed emergenza nazionale, la scuola pubblica come momento fondamentale della formazione civile, il contrasto al riscaldamento globale e al degrado ambientale.
Nel nostro Paese da decenni le forze di destra favoriscono e diffondono l'idea dell'"uomo forte al comando"; oggi al governo, intendono passare all'azione, stravolgendo la Costituzione, attraverso l'introduzione dell'elezione diretta del capo del governo (il cosiddetto premierato), che divide gli italiani, diminuisce i poteri del Presidente della Repubblica, umilia il parlamento e non esiste in nessun Paese del mondo. Questo progetto va contrastato con la massima energia, rilanciando il ruolo e i poteri del parlamento e approvando una legge elettorale che rappresenti realmente la volontà degli cittadini.
Non solo: vogliono attuare la cosiddetta autonomia differenziata fra le regioni, un disegno che fa prevalere l'egoismo territoriale, nega di fatto l'eguaglianza dei diritti, aumenta la distanza fra le regioni più ricche e quelle più povere, mette in discussione l'unità nazionale. Contro questo progetto, va invece sostenuta un'altra idea di Paese, fondata sulla solidarietà fra regioni più ricche e quelle più povere, sulla piena partecipazione dei cittadini alla vita democratica dei Comuni e delle Regioni, sulla salvaguardia della Repubblica una e indivisibile.
Su tutti questi temi la via maestra da percorrere è l'attuazione integrale della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza e incardinata nel suo articolo 3 sui diritti sociali e civili, a cominciare da una parola chiave: la pace. è lì, nella Costituzione, che è disegnato il modello di società e di Stato che non è mai stato pienamente realizzato e da cui ci si sta allontanando a grandi passi, spesso con dichiarazioni, comportamenti e scelte in odore di fascismo.

CON LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA DEL 7 OTTOBRE, PROMOSSA DA UNA GRANDE ALLEANZA DI FORZE SOCIALI, VOGLIAMO AVVIARE UN PERCORSO DI RESISTENZA E DI LIBERAZIONE PER UNA NUOVA ITALIA, DI PACE, DI LAVORO, DI PROGRESSO SOCIALE, CIVILE E CULTURALE: L'ITALIA DELLA COSTITUZIONE ANTIFASCISTA.

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