venerdì 28 giugno 2019

Dïàlogo - Etimologia, significato - Fonte Vocabolario Treccani on Line. Segue mia riflessione.



dïàlogo s. m. [dal lat. dialŏgus, gr. διάλογος, der. di διαλέγομαι «conversare, discorrere»] (pl. -ghi). – 1. a. Discorso, colloquio fra due o più persone: prendere parte al d.; ebbero un danimatoho udito alcune battute del dfra i due; fig., fare un dcon sé stessocon i proprî pensieri. Per estens., nel linguaggio polit. e giornalistico, incontro tra forze politiche diverse, discussione più o meno concorde o che miri a un’intesa: il dfra Oriente e Occidenteaprire un dfra partiti contrapposti; in senso più ampio, discussione aperta, di persone disposte a ragionare con spirito democratico: mio padre non accetta il d.; tra noi
manca il d., ognuno resta della sua opinioneb. La parte di uno scritto e, più spesso, di un’opera scenica, narrativa, o di un film, in cui sono introdotti a parlare due o più personaggi: il ddel primo atto è molto fiaccofare uso frequente, o sobriodel d. (in opere di genere narrativo). In partic.: ddrammatico o diretto, quello nel quale, evitando indicazioni narrative, si riportano direttamente le parole degli interlocutori i cui nomi sono scritti all’inizio di ogni battuta (come è appunto nei lavori teatrali); dnarrato, quello riferito da un’altra persona o dall’autore stesso con opportune parole introduttive. 2. Componimento o trattato in cui, invece della forma espositiva o narrativa, è usata la forma dialogica: i ddi PlatonediGiordano Brunoil «Dsopra i due massimi sistemi del mondo», di Galilei. 3. In musica: a.Componimento per due o più voci accompagnate, tendenzialmente drammatico (talvolta eseguito sulle scene), su testo religioso o profano, in forme varie, coltivato specialmente nel sec. 17°. b. Componimento per due o più strumenti, in stile concertante, in forme varie, anch’esso coltivato spec. nel sec. 17°. ◆ Dim. dialoghinodialoghétto; spreg. dialogùccio; accr. dialogóne; pegg. dialogàccio.


Riflessione personale (pubblicata anche su FB a corredo e presentazione del post).



Dialogare è importante. Non si nasce "imparati". L'arte di saper dialogare anche con se stessi, richiede sacrificio, studio, applicazione. Necessità di umiltà e disponibilità
all'ascolto, ma non fine a se stesso. Se scegli dialogare, scegli il dubbio, ti metti in discussione. Dialogare è accettare di dare parte del tuo tempo, del tuo spazio, all'altro. Se questo non avviene e solo finzione e vanità. E' solo un monologo triste che non è utile a nessuno, nemmeno a chi sapendosi/proclamandosi buono e onesto, generoso e attento al prossimo,etc. etc.... resta convinto che la Verità indiscutibile e non negoziabile sia solo e solamente la sua. Il dialogo autentico arricchisce. Fingere di dialogare aumenta la povertà non solo intellettuale. Non significa solo saper parlare. Dialogare non è vendere. Dialogare è non solo sentire, ma ascoltare, in particolare chi ha un punto di vista diverso dal tuo. Ci vuole tanta pazienza, umiltà tanta umiltà tanta intelligente umiltà. Si deve partire sempre da qui: saper non escludere a priori che a volte l'altro può avere soluzioni ai problemi migliori delle tue.

Tutto ciò va contro la natura dell'uomo di ogni singolo uomo che come tale si sente autorizzato a immaginarsi il centro del mondo, dell' universo. Ecco perchè una coppia che non sa dialogare é votata al fallimento. Ecco perchè, quando un politico non sufficientemente umile pensa di dialogare ma parla solo a se stesso, magari asserendo cose utili, oneste e buone (credo si dica in modo autoreferenziale), fa danno, un grave danno e non solo a se stesso, ma a tutto e tutti, sia ai suoi avversari sia ai suoi fedeli sostenitori. In questo caso il danno sarà molto più grave: a fallire sarà la Comunità....Poi ci vogliono capacità di perdono e speranza...ma qui si apre un altro discorso. 
Olè

emmesse
Sulbiate, 29 giugno 2019 
ss. Pietro e Paolo

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