Della serie: "L'insostenibile leggerezza delle parole (Parabole) di Don Marco, al secolo Keatz."
Gli occhi le brillavano nel contemplare quella meraviglia della natura: l’intensità dei boschi e dei
prati che, quasi immediatamente, cedevano il posto alla roccia, la quale sapeva assumere forme sempre diverse, ogni volta che si cambiava il punto di osservazione. La vista di quelle splendide montagne le dava la sensazione di un riposo interiore, anche se la stanchezza del suo corpo cominciava a farsi sentire. Decise, pertanto, di fare una sosta e dopo aver appoggiato a terra lo zaino si sedette su un grosso sasso. Era assorta nei suoi pensieri quando vide arrivare un gruppo di giovani che con passo deciso percorrevano il sentiero e dietro loro un volto familiare. Si alzò di scatto e le andò incontro e dopo un lungo e caloroso abbraccio disse: - Anna! Quanto tempo è passato? Come stai? –
Gli occhi le brillavano nel contemplare quella meraviglia della natura: l’intensità dei boschi e dei
prati che, quasi immediatamente, cedevano il posto alla roccia, la quale sapeva assumere forme sempre diverse, ogni volta che si cambiava il punto di osservazione. La vista di quelle splendide montagne le dava la sensazione di un riposo interiore, anche se la stanchezza del suo corpo cominciava a farsi sentire. Decise, pertanto, di fare una sosta e dopo aver appoggiato a terra lo zaino si sedette su un grosso sasso. Era assorta nei suoi pensieri quando vide arrivare un gruppo di giovani che con passo deciso percorrevano il sentiero e dietro loro un volto familiare. Si alzò di scatto e le andò incontro e dopo un lungo e caloroso abbraccio disse: - Anna! Quanto tempo è passato? Come stai? –
-Bene e tu? – rispose l’amica –
Chi l’avrebbe detto che ci saremmo riviste proprio su queste montagne! –
- Ho visto che sei con un gruppo
di giovani, sempre alle prese con loro…-
- Si, stiamo trascorrendo una
settimana insieme; vita comune, preghiera e confronto. Loro stanno operando un
serio discernimento sulla loro esistenza, potremmo chiamarla settimana
vocazionale. Se vuoi puoi unirti a noi, il tema di oggi è: la montagna e i suoi
sentieri come metafora del cammino di fede. –
-Volentieri, soprattutto per
sentire dei giovani che riflettono e comunicano intorno a questi argomenti. –
Raggiunsero insieme il gruppo e
dopo un’altra ora di cammino arrivarono a destinazione, si sedettero in
cerchio, intorno a loro uno splendido anfiteatro di montagne. Subito uno dei
giovani disse. – Anna non ci presenti la tua amica? –
Certamente – rispose – lei è Leti, o come la chiamano
tutti Zia Leti, Ci conosciamo da tanti anni e abbiamo condiviso molti momenti e
grandi camminate su questi monti. Ma
cerchiamo di non disperderci e iniziamo a mettere in comune le nostre
riflessioni. Ricordiamo bene il tema di oggi? –
Risposero in coro di si. Una
ragazza cominciò: - Per me un’escursione in montagna può essere l’immagine del
nostro vivere da discepoli di Gesù, del cammino della nostra vita di fede. Il
desiderio di arrivare in cima è la motivazione della nostra partenza e lo
stesso desiderio ci spinge a camminare. La prima parte è nel bosco, c’è ombra e
non si vede altro che piante; poi, man mano che si sale, si vedono le montagne
prima nascoste dalla fitta vegetazione, la vista del panorama si allarga, ad
ogni passo si vede e si comprende sempre di più e quando, finalmente, si
raggiunge la cima si ha la sensazione di abbracciare la terra intera.
-
Certo – aggiunse un altro – anche la fatica ha
il suo significato, essa deve essere messa in relazione a tutto il resto, è
parte del cammino, ma non è il tutto del cammino, ciò che posso contemplare è
molto di più della stanchezza che posso sperimentare. –
Dopo di loro intervenne un giovane che non nascondeva la
sua spossatezza – Quando mi manca il fiato sono costretto a stare in silenzio e
questo mi offre la possibilità di riflettere, sulla mia vita, sulle mie relazioni
e ripensare alle parole che ascolto. –
-
Condivido tutto – continuò un’altra – e aggiungo
che il momento in cui si arriva in cima è entusiasmante, ma, nello stesso
tempo, sento come una spinta a tornare giù per raccontarlo agli altri, perché
una cosà così bella non la si può tenere solo per se stessi. –
Zia Leti ascoltava con interesse, quei giovani desideravano
vivere davvero, non lasciarsi vivere, volevano scegliere la propria vita e non
subirla da altri, capivano che solo Gesù poteva riempire la loro esistenza. In
quelle metafore montane s’intuivano i tratti di un discernimento spirituale e
una disponibilità a lasciarsi condurre dallo Spirito. Anche nel Vangelo tre
discepoli come loro ebbero un’esperienza straordinaria proprio su una montagna:
Gesù si manifestò in tutto il suo splendore divino, tra Mosè ed Elia,
rivelandosi come colui che portava a compimento il disegno di salvezza del
Padre.
Anna, come se le avesse letto nella mente, disse: -
Ciascuno di noi, grazie allo Spirito Santo, è chiamato a trasfigurarsi in
Cristo, cioè a riconoscere l’impronta divina che porta in se stesso, ritrovando
nell’essere figlio di Dio la bellezza della propria vita e la gioia di sentirsi
parte di una fraternità generata dall’unica paternità di Dio. Siamo stati
creati e redenti per vivere, non in modo mediocre, ma straordinario. Se ci
fidiamo e ci affidiamo il Signore è capace di fare della nostra esistenza un
capolavoro.
Don Marco - al secolo Keats |
Don Marco
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Una buona dormita per Zia Leti clicca qui
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Don Marco è il mio Prete (preferito) e non perchè fuma il sigaro. No, è il mio prete perchè con lui insieme a Emanuela abbiamo celebrato il primo matrimonio della nostra vita. ... io poi mi sono fermato lì, ma lui no!
RispondiElimina....ne ha celebrati molti ma molti di più.
Eh sì, già ai tempi dell'oratorio, Keats ha sempre avuto un fisico più tosto del mio! :-)