Ormai ci siamo! Manca poco all' inaugurazione.
Abbiamo chiesto all'Architetto Bruna Galbusera della B+ARCHITETS di Vimercate un suo contributo per avere maggiori informazioni circa il progetto e la storia del gioiello romanico presente nel nostro territorio.
L'architetto Galbusera cortesemente così ha risposto:
Sulbiate Sant'Ambrogio - Prima e dopo il restyling del sagrato. |
I lavori sono stati ultimati all'inizio di agosto e in questi giorni sono in corso le ultime opere di sistemazione del verde.
L'inaugurazione ufficiale è prevista per sabato 23/9 alle ore 18.30. L'edificio è inoltre inserito nell'evento "Ville aperte 2017" e nella giornata di domenica 24/9 saranno organizzate visite guidate.
L'intervento appena realizzato è stato promosso dall'associazione culturale Amici di S. Ambrogio, un team di persone animate da grande passione e sincero amore per la chiesina di Sulbiate. Negli anni passati la stessa associazione si era già data da fare per il restauro interno della Chiesina (non ho seguito io quel progetto), ma l'esterno era rimasto immutato...sostanzialmente senza un sagrato, molti gradini, barriere architettoniche ecc. (le allego giusto una foto dal nostro archivio)
Il progetto come ricorderà riguarda la realizzazione del nuovo sagrato e di un percorso didattico intorno alla chiesa, che oltre a consentire la visione completa esterna del monumento consente l'abbattimento delle barriere architettoniche. Il percorso infatti conduce al sagrato attraversando il giardino intorno alla chiesa e prevede veri punti di osservazione dove alcuni pannelli con testo in italiano e in inglese illustrano le caratteristiche dell'edificio.
La vera sfida del progetto è stata quella di trovare una soluzione per il superamento del dislivello tra la strada e il sagrato che rispondesse alle normative sul superamento delle barriere architettoniche senza risultare invasiva e "pesante" nei confronti dell'edificio. Il percorso nel verde intorno alla chiesa ha consentito di risolvere il tema ... La Soprintendenza di Milano ha molto apprezzato la soluzione proposta che risulta totalmente integrata nel verde armonizzandosi al contesto. Il percorso infatti è stato realizzato con uno speciale "grigliato " che viene totalmente ricoperto dall'erba e risulta pertanto quasi invisibile, ma rimane totalmente percorribile da carrozzine ecc.
Intorno alla chiesa quindi l'effetto è quello di un giardino ben curato. Una classica rampa per disabili in cemento avrebbe avuto un effetto "devastante".
Al nuovo sagrato, pavimentato in serizzo e marmo bianco Montorfano, si accede anche attraverso una larga scala posizionata lateralmente alla chiesa. La scala è costituita da lastre di serizzo bocciardato spesse 8 cm. che appaiono quasi "appoggiate" nel verde. (le allego una foto della scala scattata durante il cantiere)
L'illuminazione notturna (parte integrante del recente intervento) conferisce all'edificio un fascino particolare.
Per notizie storiche sulla chiesina le allego i testi che abbiamo riportato sui cartelli didattici posizionati lungo il percorso nel verde. I cartelli, realizzati su nostro disegno, sono stati studiati per l'inserimento armonioso lungo il percorso nel verde. Ci siamo occupati anche della progettazione grafica dei pannelli con i testi. I testi vengono presentati anche in inglese.
Il progetto, le pratiche di autorizzazione e la direzione lavori sono state seguite da me , Bruna Galbusera, titolare dello studio di architettura B+ARCHITECTS di Vimercate (www.barchitects.it).
Il nostro studio alcuni anni fa si è occupato di un altro importante progetto nell'ambito del restauro conservativo a Verderio (complesso denominato Aia di Verderio, sede della ditta Co.Verd.).
Architetto Bruna Galbusera
Redazione
LA CHIESA DI SANT'AMBROGIO
Risalente al secolo XI, la chiesa
era parte di un monastero di benedettine dedicato a Sant'Ambrogio, che conobbe vita autonoma sino alla fine del XV
secolo. A seguito della soppressione, caseggiati e terre vennero inglobati nel patrimonio
del monastero di Santa Margherita di Milano sino al 1789, anno in cui furono
battuti all'asta e in parte venduti al conte Giacomo Muggiasca. Alla morte del
nobiluomo (1822) passarono al fratello Giovanni Battista. Da quest'ultimo
furono lasciati in eredità all'ospedale civico Sant'Anna di Como.
La chiesa, adibita a usi colonici, rimase in uno stato di completo
abbandono fino al 1933, quando venne acquistata e sommariamente resa agibile
dal parroco don Pietro Mandelli.
Il piccolo edificio sacro che possiamo attualmente ammirare è circa la
metà dell'antico tempio. La parte anteriore fu demolita presumibilmente
agli inizi del Seicento, dopo la visita pastorale del cardinale arcivescovo
Federico Borromeo. Con il materiale di recupero sarebbe così stato possibile
proseguire la costruzione della nuova parrocchiale di Sant'Antonino, conclusa
nel 1610. Nel 1940, ancora una volta
per iniziativa del parroco Mandelli, fu intrapreso il restauro completo
dell'edificio. Venne eretta una nuova facciata, su disegno dell'architetto
Giovanni Barboglio di Bergamo Le mura
perimetrali furono alzate, onde consentire la ricostruzione del cupolino
absidale, crollato o demolito durante i secoli precedenti. Il tetto venne
rifatto per intero. In sintesi fu salvata una preziosa testimonianza
architettonica dell'arte romanica nella nostra zona.
Le pareti laterali, costituite da materiali poveri, sono
rafforzate da quattro poderosi contrafforti in pietra, prevalentemente di
serizzo. Dello stesso materiale è l'abside, che si conclude con una cornice di
archetti poggianti su mensoline diversamente ornate. Interamente in laterizi è
la torre campanaria (secolo XIV) che si erge dal centro della chiesa. A
quell'epoca antica, eccettuati i quattro santi del registro
superiore della curva destra dell'abside, della fine del XIII secolo,
risalgono gli affreschi che, tutti opera di autori ignoti, ornano
l'interno. La decorazione del cupolino absidale è del pittore Umberto
Marigliani (1942). L'arredo liturgico in marmo è opera e dono dell'artista
contemporaneo Pasquale Galbusera.
L'ABSIDE
L'abside rappresenta la parte più significativa dell'oratorio. Costruito
interamente in pietra, prevalentemente in serizzo, come i contrafforti delle
pareti laterali, è suddiviso in tre parti da due lesene che sembrano quasi
sostenere una caratteristica decorazione in archetti sovrapposti di cotto,
parzialmente ricostruiti durante il restauro del 1940. La base di questi
elementi decorativi è inoltre costituita da piccole mensole in pietra con
bassorilievi di diverse forme. Vi possiamo scorgere i probabili simboli
evangelisti, quali la testa di toro e l'aquila, e una protome umana.
Quest'ultima, e quella del capitello della colonnina del campanile rivolta a
ovest, avrebbero avuto un significato di protezione per l'edifico, nel
linguaggio simbolico dell'arte romanica. La fascia decorata con motivi floreali
e ubicata tra gli archetti in cotto e la copertura del tetto, venne realizzata
durante i menzionati restauri. Delle tre monofore che si aprivano nell'abside,
quella centrale venne murata in epoca imprecisata. Sulla spalla di quella di
destra si scorge il bassorilievo di un
uccello.
LA PORTA MURATA
Da questa antica porta, murata in epoca imprecisata, le monache
benedettine passavano dal monastero all'oratorio di Sant'Ambrogio. È ragionevole dunque ritenere che il caseggiato che si erge a nord della
chiesa, tuttora in dialetto indicato con il nome di “munastè”
(monastero), fosse ad essa collegato. Prova ne sarebbe l'apparecchiatura
muraria del contrafforte a sinistra, costituita per buona parte da mattoni,
segno di una ricostruzione effettuata durante i lavori di restauro della prima
metà del secolo scorso. Questo sarebbe stato il punto in cui un muro del
monastero si sarebbe collegato a quello della chiesa.
Appena varcata l'antica soglia, le monache venivano a trovarsi nella
zona dell'oratorio a loro riservata, separata da quella accessibile al pubblico
dal campanile e da due cancellate di legno che si collegavano ad esso.
LA SCULTURA SPORGENTE
Il lato sud dell'oratorio è caratterizzato dal contrafforte di destra,
notevolmente sporgente rispetto agli altri, e da quello di sinistra, al centro
del quale e a oltre un paio di metri d'altezza, sporge una scultura. Anche in
questo caso incontriamo il suggestivo linguaggio simbolico proprio dell'arte
romanica. La scultura deve essere “letta” da sinistra verso destra. Vediamo un
grifone, la cui ala è, purtroppo, appena
percettibile, che morde un serpente che stringe con la zampa anteriore (parte
frontale). Chiude la rappresentazione il bassorilievo di una colomba. Il
grifone è Gesù che sconfigge il male, la serpe appunto, liberando la colomba
ossia l'anima umana.
Nella parete sud, infine, si apre
una monofora che venne ripristinata durante i lavori del 1940.
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